HABITARE LA VIA EMILIA
Presenze e luoghi di rifondazione insediativa
Coordinatore: Carlo Quintelli
Curatori: Carlo Quintelli, Riccarda Cantarelli, Stefano Cusatelli, Alessandra Ferretti, Davide Grossi
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La Via Emilia è qualcosa di più di una strada? In generale ogni strada “va oltre” la funzione propria di collegamento. Analogamente a quanto accade a tutta l’architettura (e la strada ne fa parte) al ruolo primario si aggiungono altri fattori significativi, di carattere funzionale, rappresentativo, simbolico, premeditati nell’intenzione progettuale o generatisi nell’evoluzione storica degli usi e delle attribuzioni. Nella Via Emilia, il valore aggiunto alla funzione viaria è già fortemente presente in fase di realizzazione del tracciato, o ancor meglio potremmo dire in fase fondativa, rilevando nella via consolare quella strategia di fondiarizzazione e urbanizzazione di un territorio sviluppatosi alternativamente ma progressivamente durante i millenni che non a caso identifichiamo toponomasticamente con la strada che lo attraversa. Nel corso storico, a partire dall’alto medioevo sino almeno alla prima modernità quattro-cinquecentesca, il portato funzionale e simbolico della strada è spesso declinato rispetto a nuclearità urbane o dell’incastellamento rurale determinanti una geografia composita e relazionata a rete discontinua. La natura strutturante della Via Emilia riprende progressivamente a partire da una riapertura di più cospicue relazioni territoriali a distanza. Sino all’unità nazionale, dove la costruzione di un sistema viabilistico adeguato al processo di aggregazione viene attuandosi in parallelo ad una definizione dell’identità regionale del territorio che si concretizzatasi appieno solo nel secondo dopoguerra. All’interno di questa progressiva attualizzazione di ruolo di una realtà geografica vasta ma conformata, secondo una chiara architettura come direbbe Lucio Gambi, il riconoscimento del valore monumentale della strada sembra diluirsi e svanire rispetto alla propria modalità d’uso: in particolare per quanto riguarda la conurbazione incontrollata lungostrada e la crescita esponenziale del traffico sino alla cancellazione dello stesso tracciato con il prevalere di svincoli e immissioni oltretutto di dubbia funzionalità viabilistica.
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Il progetto per la Via Emilia vorrebbe allora verificare alcune ipotesi interpretative capaci non solo di restituire un adeguato tasso di rappresentatività e di riconoscibilità a una componente fondamentale del contesto insediativo, se non l’unico certo il principale elemento storico per la comprensione di quello che siamo, ma anche e soprattutto di individuare i criteri di una sua rinnovata fisiologia di segnificati e funzioni. Di una sua monumentalità futura.
Se nella radice etimologia del termine monumento moneo e memini suggeriscono, parafrasando Ernesto Nathan Rogers, il senso, l’utilità, della memoria del passato, ma anche l’insegnamento e l’indirizzo verso il futuro, mai come in questo caso ci troviamo di fronte ad un palinsesto monumentale per eccellenza, capace di trattenere una grande quantità di memoria, ab origine, ma al tempo stesso di elementi e fenomeni dell’espressione del divenire, di proiezioni potenziali e in atto. Una mai svolta e forse non praticabile salvaguardia monumentale del corso della Via Emilia, non compresa nella classificazione dei Beni Culturali,ne ha per altri versi consentito la sopravvivenza in quanto macchina fenomenologica di eventi, luoghi, usi e simboli. Una libertà rischiosa in tempi di deligittimazione, cancellazione e peggio ancora banalizzazione dei significati dei luoghi e delle esperienze, d’altra parte non rinunciabile nella ricerca di quel futuro del classico, secondo l’accezionesuggerita da Salvatore Settis, che abbisogna della contaminazione e del confronto per riprodurre se stesso.
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Il laboratorio polisemico della Via Emilia dovrebbe trovare componenti ed azioni in grado di avvalorarne il ruolo di monumento dialettico (tutti lo sono ma questo per sua natura lo è assai di più), vale a dire di luogo riconosciuto dalla collettività come generatore di significati di appartenenza, di simboli dell’essere e del divenire, di luogo dove la centralità lineare che lo contraddistingue lega ed articola la molteplicità che vi si relaziona (anche in termini conflittuali). A partire dalla scena fisica del bordo strada, dalla sezione tangente le cose dei luoghi attraversati, traendone elementi di ricorrenza, di tipicità, di costruzione del carattere e sua rinnovata rappresentazione.