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Prove aperte di dottorato

Case, corti, sistemi. Casa ideale e ideale di casa

Cesare Cattaneo, 1942

Cesare Cattaneo, 1942

“L’architettura ha come primo compito, in un‘epoca di rinnovamento, quello di operare la revisione degli elementi costitutivi della casa.” (Le Corbusier)

 
La ricerca riguarda due progetti sul tema del Cohousing che trovano un’applicazione specifica in due aree dell’entroterra veneziano.

Il primo progetto nasce sulla scia di uno studio condotto sulle quattro soluzioni di case per la famiglia elaborate da Cesare Cattaneo nell’ambito del concorso promosso dalla rivista Domus per il progetto di una casa ideale nel 1942.

Il progetto e i ragionamenti espressi da Cattaneo hanno una straordinaria peculiarità: quella di saper andare oltre la contingenza dell’occasione concorsuale, per esprimere un senso antico della casa vista in una progressione temporale come organismo di autorigenerazione di alcuni elementi costitutivi; nel caso specifico, le singole stanze si modificheranno ma non alcuni elementi dal valore simbolico: l’idea archetipica del limite, del recinto e di uno spazio per la vita collettiva identificato nella sala della famiglia.

Mantenendo costanti questi tre elementi di soglia, recinto, sala rappresentativa, il resto della casa potrà cambiare i suoi connotati al succedersi delle generazioni assecondando i cambiamenti che la vita comporta.

 
 

progetto 1 - ZOOM

progetto 1

Primo progetto. Favaro Mestre, via Vallenari

Il progetto si presenta in modo diverso dal contesto di periferia urbana che lo circonda. Il recinto al cui interno si costruiscono le figure è la definizione di un perimetro riconoscibile ma aperto: l’intenzione è di definire uno spazio con un’identità precisa ma, come nelle case di Cattaneo, il progetto è flessibile in una proiezione temporale. Immaginando di percorrere il progetto, abbiamo pensato a due direttrici: un “asse dell’utilità” lungo il quale sono localizzati l’ingresso al garage interrato, il deposito, l’officina, la lavanderia, l’officina, una cucina comune, la serra, l’orto, il frutteto; e una che abbiamo definito l’”asse della qualità”, una sorta di rue vivante per dirla con Piero Bottoni su cui si insedia la ‘sala comune’, una sorta di casa, ma più grande, che ha la capacità di trasformarsi, di diventare un palcoscenico aperto alla vita e alle esigenze della comunità abitativa e non solo: struttura espositiva, sala riunioni, luogo del gioco e della festa.
 
 
progetto 2

progetto 2

Secondo progetto
. Marghera

Al centro della città giardino di Marghera era pensata una spina centrale che, nell’idea di Emilio Emmer e Raffaele Vivante, doveva costituire una struttura di riferimento per l’intera area. Questo asse esiste e raccoglie, in sequenza, alcune attrezzature pubbliche; finisce,malauguratamente, nel nulla, in un’area irrisolta, lasciata alla totale incuria, accanto al famigerato quartiere Cita.

I progetti previsti per quest’area non promettono nulla di buono: alcune ‘torte’ in vetro specchiato prive di alcun carattere e relazione con l’intorno.

Per questo abbiamo scelto quest’area, per una sorta di personale protesta, contrapponendo un sistema insediativo in continuazione alla spina centrale, pensando che ci sia bisogno di riconoscibilità e chiarezza nelle forme urbane.

Il tema su cui lavorare, all’interno di due nuovi recinti molto riconoscibili in cui si innestano, come appoggiate su un vassoio, le attrezzature comuni aperte alla città è stato quello della trama e dell’ordito di una tessitura.

Per i ritmi e gli intervalli tra le case e i percorsi, per il rapporto tra pieni e vuoti, tra spazi privati e semi privati sono stati di grande aiuto i disegni di Anni Albers, per gli spazi pubblici alcuni quadri di Mario Radice, sempre per un legame con l’eredità della scuola comacina.


Gruppo di ricerca:

Eleonora Mantese, Mariarita Baragiotta, Andrea Pastrello, Gundula Rakovitz


Modena
Mostra allestita a Modena, Foro Boario (26 novembre - 12 dicembre 2010)
a cura di Eleonora Mantese e Andrea Pastrello