Festival dell'architettura magazine

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Il Festival dell’Architettura, nella sua peculiarità scientifica e di ricerca ancor prima che divulgativa, piuttosto lontana dal profilo di una semplice promozione di eventi che normalmente indulge alla passerella di mini e maxi archistar, non poteva non prevedere, nell’intenzione editoriale del web magazine, di riservare una linea di confronto ed approfondimento dedicata al territorio ospitante il Festival. Secondo una vocazione policentrica interprovinciale, tra Parma, Reggio e Modena (sedi Festival), guardando verso Piacenza e Bologna ed estensivamente all’intero asset emiliano-romagnolo lungo l’asta della Via Emilia. Agli abbastanza giovani Lamberto Amistadi e Enrico Prandi, coordinatori del magazine rivolto in primis ad una rete universitaria di giovani volenterosi e vecchi ancora disponibili al confronto, che sicuramente potrà vivacizzare il dibattito su un’architettura e una città sempre più coinvolte nei processi delle dinamiche globali, ho chiesto altresì che si accogliessero contenuti e riflessioni scaturibili dai luoghi, da questioni diciamo così senza riduzionismo alcuno, locali. Forse anche per verificare, aldilà di ogni auspicio ideologico, se il materiale dell’architettura che possiamo proporre sul piano globale, tra marketing territoriale e idea di città, possa ancora scaturire dallo scavo nel contesto, dalla sua comprensione ed interpretazione e dalla prefigurazione che progettualmente sapremo dargli.
D’altronde, buona parte dell’architettura italiana del Novecento che ha riscosso attenzione internazionale (sul nuovo millennio è presto far consuntivi), ricava molte sue ragioni dai fenomeni urbani e territoriali della caratterizzazione contestuale al punto da derivarne un ancora attuale palinsesto metodologico. Dal trattato di Aldo Rossi, ai contributi della galassia milanese e veneziana oggi riverberata anche in tante piccole scuole di architettura, attraverso l’articolata quanto tormentata eredità quaroniana, il permanere delle inerzie muratoriane, l’attaccamento al dato territoriale della ricerca torinese, le sperimentazioni contestualizzate dei laboratori fiorentino e genovese, sino ai capisaldi di un Sud Italia applicato al riscatto di contesti problematici e impegnato nella riproposizione di un’idea di mediterraneità.
Certo, oggi altri ulteriori fenomeni investono le strutture insediative locali e il rinnovamento degli statuti interpretativi dell’architettura non può non tenerne conto.
La sezione CITTAEMILIA del magazine è così aperta a contributi differenziati - come è giusto che sia nell’ambito del contesto regionale - provenienti prevalentemente dall’università ma anche dal mondo delle professioni, della cultura amministrativa e produttiva, da attori in grado di far emergere temi e proposte che sostengano la relazione necessaria tra architettura città e territorio, tra società e civiltà dell’abitare.    

Carlo Quintelli

CittaEmilia > [1] [2] [3]

dal sinistra:
Guido Canella, Progetto per Uffici con Pavaglione a Fidenza, 1986
Aldo Rossi, Progetto per il Teatro Paganini a Parma, 1964