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Festival dell'architettura

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Paolo Strina

La teatralità del campus universitario.

Lezioni americane

F. Gehry, dettagli architettonici postmoderni della Loyola Law School di Los Angeles.

F. Gehry, dettagli architettonici postmoderni della Loyola Law School di Los Angeles.

Abstract
Un’esperienza diretta svolta su una delle scene più prestigiose dell’accademia americana contribuisce alla restituzione di un profilo tipologico del campus, luogo che produce cultura e che, originariamente, si pone rispetto alla città secondo un principio di anti urbanità. Il campus, secondo l’ideale americano, rappresenta oggi una parte di città di per sé finita che vuole impressionare lo spettatore - studente, abitante della città o visitatore che sia - accentuandone gli effetti emotivi mediante la sua capacità di introiettare il complesso programma funzionale dell’intero insediamento urbano e comunicarlo attraverso figure teatranti.

Testo
Cosa di più eloquente di un’immagine per descrivere un fatto, se per di più urbano, come una città o un frammento di città?
Walter Benjamin nel suo scritto “Immagini di città”, attraverso istantanee narrative focalizzate su aspetti sociologici e antropologici, oltre che politici, tenta di immortalare luoghi notevolmente differenti tra loro per cultura identitaria, captandone le peculiarità rilevate a seguito di esperienze dirette.
In sintonia al riferimento letterario, l’architetto riconosce i caratteri distintivi di una città toccando con mano le forme che sottendono funzioni e da cui scaturiscono fenomeni comportamentali collettivi, oltre che l’immagine reale del soggetto.
Nel mare magnum del teatro urbano, immagine allegorica che ben descrive lo stato dell’arte della città contemporanea europea e non solo, le peculiarità caratteriali sono rappresentate da protagonisti della scena urbana emergenti rispetto al paesaggio dell’indistinto.
Tali personaggi, spesso riconducibili a contenitori specializzati che replicano il tipo architettonico della “grand machine”, se corroborati da elementi di supporto che garantiscono una multifunzionalità d’insieme, attivano un effetto di centralità urbana latente nel composito insediativo.
Ne derivano, quindi, luoghi dal ruolo differenziato in funzione della loro capacità relazionale transcalare con l’unità urbana e l’area vasta territoriale. Secondo questo principio, sono codificabili centralità reagenti con parti di città, con il paesaggio metropolitano e con sistemi di relazione policentrici.
Il luogo del Campus Universitario, - importato non manieristicamente dal modello americano – così come svariate polarità catalizzatrici di flussi extraurbani, incarna una potenziale centralità di tipo metropolitano, adottabile come quartiere -pilota per sperimentazioni di nuovi modelli urbani a qualità integrata, attuabili mediante politiche di rigenerazione basate sulla tecnica della densificazione.
“Il tema della teatralità urbana emerge nel momento in cui la città cessa di espandersi e necessariamente deve guardare a se stessa, così rilevando il deficit identitario di immagine, nonché di vivibilità ed appartenenza che ha contraddistinto il suo recente sviluppo. Come recuperare attraverso gli strumenti dell’architettura e del progetto urbano una condizione in cui la città, in particolare quella della periferia, ridiventi teatro delle relazioni e delle rappresentatività sociali che la animano? “(1)
Il contesto descritto è l’esito di un atteggiamento di anti-città radicato nelle strategie di pianificazione e sviluppo urbano, da cui, sovente, sono derivati i campus universitari moderni, fortemente connessi all’infrastruttura ma altrettanto fortemente sconnessi dal corpo compatto della città.
La lezione americana, incentrata sulla tipologia architettonica del campus, al contempo sala prove, backstage e palcoscenico per comunità elitarie "griffate" Ivy League, insegna come originariamente il campo-base universitario sia stato concepito quale alternativa alla città, tanto da riprodurne l’intera complessità programmatica, all’interno di una sorta di falansterio dello studente. La comparazione analogica secondo la metafora teatrale, porta al parallelo con il teatro classico e il teatro all’antica tardo rinascimentale, per i quali vale il principio dell’introversione e dell’isolamento rispetto ai restanti luoghi comunitari urbani.
Dall’avvento dell’istituzione dipartimentale e dal conseguente aumento dell’offerta didattica, è derivata una maggior necessità di spazi specifici per ogni area disciplinare, corrispondente ad una contestuale esplosione della forma del cromosoma settecentesco/ottocentesco. L’esito morfologico è un insediamento moderno articolato e diffuso in stretta interfaccia col tessuto connettivo della città in espansione; estroflesso per quanto concerne le dotazioni territoriali di cui il campus può avvalersi e introflesso per quanto riguarda, invece, strutture intercambiabili di gruppo e di massa.
Svariati sono i modelli moderni di campus americani, in cui si può percepire sensitivamente l’ensemble delle forme frammentarie plastiche ed espressive, componenti una sorta di drammaturgia urbana; tra questi, la Loyola Law School di Los Angeles (1920). Un vero e proprio revival architettonico in forma di patchwork di elementi volumetrici classicheggianti, composti come fossero una scenografia. Interessante è la lettura che si può dare all’intervista del progettista, F. Gehry, montata in un video-documentario presente sul sito internet ufficiale dell’università, in cui compare seduto su una poltrona da regista; un’immagine allegorica dell’architetto-regista-drammaturgo.
Il Gehry della Loyola pare essere l’antenato del Gehry che progettò il Ray and Maria Stata Center Pavillon all'interno del[8]  Massachusetts Institute of  Technology di Boston.
Il MIT è un istituto universitario altamente avanzato, specializzato nella ricerca tecnologica, dotato di servizi allo studente tali da garantire un'esperienza[9]  di vita compiuta e unica, all’interno di un vero e proprio quartiere oggi completamente inglobato nella periferia oltre il fiume Charles.

Il suddetto campus è il soggetto dell’istantanea prescelta da cui derivare, mediante una descrizione didascalica svolta secondo parole chiave, caratteristiche morfo-tipologiche del campo[10] -base[11]  americano contemporaneo. 

Impianto architettonico:
fondato nel 1861, il campus si insedia sulla riva sinistra del Charles River, in prossimità della confluenza con il Mystic River su cui, nel 1630, nacque la città di Boston.
Il corpo matrice neoclassico si presenta a corte aperta con doppia manica articolata secondo due assi ordinatori (Est-Ovest, Nord-Sud) e contrassegnati da due “pantheon”.
Questi ultimi fungono sia da cerniere compositive che, con le loro cupole denotative, da landmarks segnalanti gli ingressi monumentali al corpo storico. Gli spazi verdi acquisiscono sin da subito una notevole importanza sia dimensionale che di ruolo, come dimostra il parco accolto all'interno della corte stessa e prospiciente il fiume Charles. A Ovest, in stretto contatto con l’arteria viabilistica urbana ed extraurbana di collegamento con la città storica oltre fiume, è situato l'ingresso principale. L’accesso è caratterizzato da un pronao che svolge ruolo di filtro tra la hall “piranesiana”, la strada e il parco lineare frontale, luogo dell'aggregazione e della residenzialità studentesca. La neoclassicità del corpo originario è trasmessa dai tipici elementi architettonici, archetipi di stili differenti, come frontoni, colonnati, fregi e trabeazioni, oltre che dal passo ritmato delle campate spaziali evidenziate in prospetto con paraste. Ad Est, le articolazioni moderne, cresciute dal XIX sec ad oggi, si sono inflesse ai caratteri formali e tipologici del corpo primigenio. Elementi lineari e puntuali, stilisticamente eterogenei, (dal razionale all’hi-tech, passando dal brutalismo che ha contrassegnato la Boston del XIX sec. con pezzi d’autore come il Municipio di  Kallmann McKinnell & Knowles e la Government Service Center di Paul Rudolph) composti tra loro, organizzano una sequenza di  spazi conclusi ma permeabili, riconducibili allo schema di corti/piazze interne attrezzate.
Il parco ad Ovest è tipologicamente riconducibile ad un mall verde bordato, a sud, da una promenade di residenze e, a Nord, da una schiera di servizi complementari e dalle attività aggregative proprie del campus. Nonostante il forte rapporto tra gli edifici e la strada, non è percepibile il confine, se non quello naturale a Sud dato dal fiume. Tale aspetto favorisce la diffusione di funzioni all’esterno del composito primario ma in continuità con esso.

Polarità
Il campus americano è anche meta turistica: i brillanti studenti ne sono ciceroni ed entusiasti promotori. Il valore storico e la qualità contemporanea sono fattori attrattivi per le masse. Il visitatore è attirato da emergenze architettoniche che rappresentano la punteggiatura del tessuto della città universitaria. Nel caso specifico, l’edificio-monumento della tecnologia e della scienza è il Ray and Maria Stata Center Pavillon, simbolo dell’hi-tech che ospita prevalentemente laboratori di ingegneria elettronica e informatica, laboratori di ricerca sull’intelligenza artificiale e aule didattiche. In puro stile Gehry, l’edificio è il manifesto dell'avanguardia tecnologica ed espressiva propria dell’istituto.
Tale esempio architettonico, insieme ad altri elementi caratterizzanti le fasi evolutive moderne del campus, risponde a requisiti estetici puro visibilisti.

Residenzialità e aggregazione
La funzione residenziale, a cui si associa comunemente il concetto di casa-confraternita tipicamente anglosassone, è concentrata in un ambito esterno al nucleo operativo didattico; si articola attraverso una composizione seriale e sequenziale decisamente eclettica di volumi che[12]  marcano la riva del Charles. La loro disposizione crea l’elemento bordo che, in complementarietà con il filo edificato stradale speculare, configura la tipologia stessa del mall  prospiciente la "rotonda" dell'ingresso principale.
Il centro del mall, spiccatamente jeffersoniano, è animato dal Kresge Auditorium, progettato da Eero Saarinen, attorno a cui si sviluppano le aree sportive e ricreazionali all’aperto.
La scelta localizzativa è portatrice di un'idea di "villaggio dello studente" in cui il comfort è garantito, oltre che dalla qualità degli spazi abitativi, dalla ricca dotazione di servizi all’utente. La schiera di residenze, dialogando con l’interno del mall e con il fiume verso il Memorial Drive, si caratterizza per la sua “bifrontalità” ben espressa nel caso eccezionale della Baker House, la casa dello studente progettata da Alvar Aalto nel 1946. L’organicità tipica dello stile aaltiano irrompe nella serialità razionale dei primi blocchi residenziali che aprono l’enfilade volumetrica. Trattasi della casa dello studente destinata agli allievi dell’ultimo anno, priva di ogni simbolo istituzionale come da volontà del progettista. L’edificio contrasta fortemente col linguaggio neoclassico proprio del cromosoma fondativo. Il rapporto con il segno territoriale naturale dato dal fiume si riflette nelle facciate ondulate rispondenti a requisiti di visibilità, di aderenza e rapporto col paesaggio, di esposizione solare e conseguente comfort interno, oltre che di varietà distributiva. Infatti, rispettando il programma progettuale, le stanze interne singole, doppie e triple per un totale di 353 posti letto, godono tutte di affacci diretti sul lungofiume e di un ottimo soleggiamento.
La varietà tipologica di camere riflessa anche in prospetto, derivata dalla particolare forma a doppia curva, fa sì che all’interno del volume si vengano a creare spazi comuni adibiti a sale relax e piccoli refettori.
La residenza descritta è espressione di un social-housing ante litteram.

Mens et Manus:motto del MIT e mantra dello studente e del docente che lo abitano; manifesto di un luogo specializzato ed evoluto, protagonista di un’opera messa in scena nel teatro delle forme urbane.

Note
[1] http://www.festivalarchitettura.it/fa5_2013/festival/It/Tema.asp

Bibliografia:
W. Benjamin, Immagini di città, Torino, 2007
I. Calvino, Lezioni americane, Torino, 2000
G. Canella, Il sistema teatrale a Milano, Bari, 1966
G. Canella, L. Stellario D’Angiolino, Università, ragione, contesto, tipo, Bari, 1975
K. Christiaanse, K. Hoeger, Campus and the city: urban design for the knowledge society, Zurich, 2007
M. Loi, Thomas Jefferson, 1734-1826. Primo architetto americano, Torino, 1993
C. Quintelli, La città del teatro, Milano, 1995
P. Reed, Alvar Aalto. 1898-1976, Milano, 2007
Tesi di dottorato: N. Montini, Tecnica di densificazione attraverso le centralità urbane di parti di città, Parma, 2015
Tesi di dottorato: A. Nolli, Tecnica di densificazione attraverso le centralità urbane in sistema di relazione policintrico, Parma, 2015
Tesi di dottorato: P. Strina, Tecnica di densificazione attraverso le centralità urbane di tipo metropolitano, Parma, 2015

Sitografia
www.mastercampus.it
web.mit.edu/
http://www.festivalarchitettura.it/fa5_2013/festival/It/Tema.asp

Paolo Strina, architetto, è dottore di ricerca in Composizione architettonica presso la Scuola di Ingegneria e Architettura dell’Università degli Studi di Parma. Fa parte del gruppo di ricerca UAL, Urban and Architectural Laboratory della stessa università. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



F. Gehry, dettagli architettonici postmoderni della Loyola Law School di Los Angeles.

F. Gehry, dettagli architettonici postmoderni della Loyola Law School di Los Angeles.