Scegli la Lingua

Festival dell'architettura

Ti trovi in: Home page > Archivio Magazine > Geografie collaterali

Marcello Tavone

Geografie collaterali

Vertigine e disturbi della memoria

Naoya Hatakeyama, Lime works, 2008

Naoya Hatakeyama, Lime works, 2008

Abstract
In francese la parola “terril” indica delle colline artificiali composte da residui minerari formatesi in seguito all’attività estrattiva. I terrils costituiscono un paesaggio letteralmente collaterale, essendo il risultato, non del tutto atteso, di un’era industriale ormai estintasi e della quale essi ne rappresentano al contempo un residuo ma anche un monumento. Negli ultimi decenni diverse iniziative pubbliche e private hanno dimostrato come i terrils possano ritrovare un ruolo nel paesaggio e soprattutto come essi possano caricarsi di un nuovo significato. Episodi che raccontano di una graduale riappropriazione di questi luoghi, prima da parte delle popolazioni locali e in seguito dalla cultura di massa. Un lento processo che ha visto queste “colline” trasformarsi da stigmate di un passato del quale ci si voleva dimenticare, a paesaggi protetti dall’Unesco.


“Il territorio, sovraccarico com’è di tracce e letture che vi si sono imposte, assomiglia più ad un palinsesto. (...) Alcune regioni, trattate in maniera brutale e impropria, presentano dei fori, come una pergamena troppo raschiata: nella lingua del territorio, questi fori sono chiamati deserti.”1
André Corboz, Le territoire comme palimpseste, 1981

È il 25 maggio 1996 e fino a quel giorno Noeux-les-Mines, una cittadina di 10.000 abitanti della Francia settentrionale, era conosciuta solo per ospitare il primo negozio costruito dal colosso francese Leroy Merlin, un’azienda operante nella grande distribuzione fondata da una famiglia locale. Quel giorno il sindaco socialista Jacques Villedary, accompagnato da tutta la giunta comunale e dall’ex campione olimpionico di sci acrobatico Edgar Grospiron, si prepara a pronunciare un discorso inaugurale che non avrebbe mai immaginato di dover tenere nella sua ventennale carriera politica, ma che assicurerà alla cittadina un altro primato nazionale. È pronto ad annunciare ai propri concittadini e a quelli giunti da tutto il Nord-Pas-de-Calais l’apertura ufficiale di “Loisinord”, la più bassa stazione sciistica di Francia. 
La vetta di Loisinord, nonostante raggiunga solo 129 metri sul livello del mare, costituisce uno dei punti più alti dell’intera regione, caratterizzata solitamente da un paesaggio morbido, composto da versanti poco ripidi, che raramente superano i cento metri di altitudine. La nuova stazione sciistica di Noeux-les-Mines, al contrario, si trova sulla cima di una collina dalla forma atipica, simile a un enorme mucchio di terra quasi dimenticato nell’ampia campagna circostante. Effettivamente, come ricorderà anche il sindaco Villedary nel suo discorso, Loisinord venne costruita non sopra una collina ma su di un terril, ovvero un deposito di residui minerari legati all’estrazione carbonifera. Solo nel Nord-Pas-de Calais se ne contano circa 300, ma essi costituiscono solo una piccola sezione di una più vasta catena che dal Galles giunge fino alla Ruhr attraversando Francia e Belgio, correndo sopra una stessa falda carbonifera che accomuna il passato industriale di questi Paesi. I terrils costituiscono un paesaggio letteralmente collaterale, essendo il risultato non del tutto atteso di un’attività industriale primaria ormai estintasi e della quale essi ne rappresentano al contempo un residuo ma anche un monumento. È proprio sul concetto di memoria, di heritage e di identità locale che si concentrano le parole del discorso di Jacques Villedary, appena prima di azionare gli skilift di Loisinord.

Effetto collaterale #1: ipertermia. 
Definizione: L’ipertermia consiste nell’aumento della temperatura corporea rispetto ai valori normali.
L’origine della parola terril ha origini antiche, che sembrano risalire al 1.300 quando in Vallonia il termine veniva utilizzato per indicare i depositi di materiale residuo in prossimità di una miniera. Il nome sembra derivare dal francese “steril”, ovvero sterile, indicandone – e stigmatizzandone – fin dal principio la natura inerte e improduttiva. Nell’ottobre 2013 un articolo de “Le Figaro” presenta in toni entusiastici la produzione di un nuovo vino che viene definito “audace”. Ciò che più colpisce l’interesse del giornalista è il fatto che la piccola vigna si distende sui versanti del terril B2 di Hallincourt, un sito minerario del nord della Francia. E’ forse il caso più curioso della riconversione paesaggistica di queste colline artificiali che negli ultimi vent’anni hanno interessato esperti e popolazioni locali grazie alla loro forte biodiversità floreale e faunistica. L’aspetto forse più specifico dei terrils è la loro temperatura, fino a 5 gradi superiore a quella dell’ambiente circostante. Questa anomalia termica dipende in parte dal loro colore scuro, che trattiene l’irradiamento solare, e da processi di combustione interna dovuti alla presenza di carbone. I terrils, dunque, rappresentano delle isole calde, sulle quali crescono specie vegetali termofili che di solito ritroviamo in altri tipi di habitat. In alcuni casi essi sono ricoperti da frutteti di pomacee, nate probabilmente dai torsoli che i minatori gettavano nei vagonetti di carico e scarico. 

Effetto collaterale #2: vertigine
Definizione: La vertigine è un sintomo che deriva dalla distorsione dei rapporti normalmente esistenti tra il nostro schema corporeo e l’ambiente che lo circonda.
Alla fine degli anni Sessanta la celebre mostra “Earthworks” inaugura uno dei più importanti capitoli dell’arte contemporanea, quello della landart. La collettiva di artisti esposti al Dwan Gallery presenta lavori molto diversi tra loro, ma legati dal principio che il sito dei loro interventi rappresenta non solo il luogo ma il materiale stesso delle loro opere. Modifiche minime nel paesaggio possono comportarne una nuova percezione, cambiandone i sistemi di riferimento. Esattamente nello stesso periodo l’Europa sta attraversando un veloce processo di deindustrializzazione, che comporterà un passaggio dai modelli fordisti a quelli post-fordisti di produzione. Le tracce di quest’era industriale sul territorio possono essere equiparate a una serie di monumentali earthworks, che hanno mutato per sempre il paesaggio naturale esistente. I terrils, infatti, alla pari delle opere di Michel Heizer o di Nabuno Sekine, sono il risultato di un semplice spostamento di terra. Questa azione, per quanto “minimal” e primitiva, è stata capace di aggiungere un nuovo strato al complesso palinsesto rappresentato dai territori nord europei, diventando dei landmark, imprescindibili nella memoria dei luoghi. 

Effetto collaterale #3: ecmnesia
Definizione: L’ecmnesia è un disturbo della memoria, di tipo allucinatorio, in cui alcuni soggetti sperimentano i ricordi del passato come esperienze attuali: in altre parole il passato si manifesta come se fosse presente.
In un breve filmato prodotto dalla BBC nel 1966 ritroviamo le immagini di una delle più tragiche catastrofi della storia industriale del Galles. Alle nove e un quarto del 21 ottobre di quell’anno, dopo tre giorni di piogge ininterrotte, il terril della fossa numero sette di Aberfan frana sugli edifici del villaggio seppellendo 144 persone. È forse il momento più acuto delle tensioni accumulatesi tra la popolazione locale e queste “montagne nere” che in Galles, come in altri Paesi europei, divennero il simbolo di un’epoca fatta di povertà economica, di sfruttamento e di disparità sociali. I terril hanno una struttura instabile e per questo sono pericolosi; sono tossici e le polveri nel sollevarsi anneriscono le facciate delle case circostanti; ma soprattutto sono i residui “inerti”di un passato del quale ci si vuole dimenticare. Nell’aprile 1967, solo pochi mesi dopo il disastro di Aberfan, la scuola elementare di Spellbrook in Inghilterra organizzò una raccolta fondi per l’alberazione di un terril trasformandolo in quello che chiamarono l’“Aberfan memorial forest plot”. Questo semplice ready-made dimostrò come i terrils potessero ritrovare un ruolo nel paesaggio e soprattutto di come potessero caricarsi di un nuovo significato. È l’inizio di un lento processo di riappropriazione di questi luoghi, prima da parte delle popolazioni locali e in seguito dalla cultura di massa. I terrils figurano nel set di Lust for Life con Kirk Douglas, negli anni 70 vengono celebrati dalle canzoni di Edmond Taniere e a partire dagli anni 80, grazie ad un rinnovato interesse per l’archeologia industriale hanno cominciato ad essere considerati non più come dei depositi residuali, ma come i monumenti di un heritage da conservare e rivalutare. 
Sabato 30 giugno 2012 gli uffici dell’associazione BMU (Mission Bassin Uni) ricevono una notizia che aspettano da 10 anni: quel giorno, i 21 stati membri della commissione dell’UNESCO riuniti a San Pietroburgo decidono di iscrivere i bacini minerari del Nord-pas des calais e della Vallonia al patrimonio mondiale, al fine di conservare questo formidabile “paesaggio culturale evolutivo”. Il presidente del BMU festeggerà l’evento dichiarando ai giornali che “Da noi i paesaggi non sono fatti di granito rosa, di mare cristallino o cime innevate. Da noi l’uomo ha scavato, estratto, costruito delle montagne... è una storia umana fondata su valori come il coraggio, la semplicità, la solidarietà.”2


1 “Le territoire, tout surchargé qu’il est de traces et de lectures passées en force, ressemble plutôt à un palimpseste. (...) Certaines régions, traitées trop brutalement et de façon impropre, présentent aussi des trous, comme un parchemin trop raturé: dans le langage du territoire, ces trous se nomment des déserts.” André Corboz, Le territoire comme palimpseste, 1981
2 “Chez nous les paysages ne sont pas faits de granit rose, de mer limpide ou de sommets aux neiges éternelles. Chez nous l’homme a creusé, extrait, construit des montagnes c’est une histoire humaine construite sur des valeurs telles que le courage, la simplicité, la solidarité.”

Marcello Tavone è architetto e urban designer, cofondatore di Weltgebraus. Si è laureato presso lo IUAV di Venezia nel 2011 ed attualmente sta curando la piattaforma di ricerca DPAx di Dominique Perrault.
Nabuno Sekine, Phase Mother Earth, 1968 - ZOOM

Nabuno Sekine, Phase Mother Earth, 1968