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Paolo Strina

Il significato di centralità

Tecniche di densificazione dello spazio costruito

Il foro di Pompei

Il foro di Pompei

Abstract

Il presente articolo indaga il termine centralità urbana, una delle parole chiave della ricerca Spinner 2013 Progettare il costruito: nuovi modelli a qualità integrata per la città compatta, in corso dal 2012. L’architettura si è spesso confrontata col significato di centralità urbana interpretandolo a seconda delle dinamiche evolutive che, via via, hanno guidato le scelte progettuali di sviluppo urbano. Il termine centralità è da intendersi nell'accezione di tipologia architettonica ma in primis nell'accezione simbolica di effetto comunitario, aggregativo e, in conclusione, di luogo. Essa si concretizza in un sistema insediativo complesso che conforma uno spazio di tipo centrifugo e allo stesso tempo centripeto, introverso e estroverso, capace di custodire in se la memoria del contesto di appartenenza da cui ha attinto i propri caratteri formali e, al contempo, costruire una memoria identitaria della comunità che lo abita e che lo abiterà.



“Centralità descrive l'azione di un elemento centrale nella sua periferia. E' stato definito come un concetto gerarchico tra servizio e attrazione da W.E. Christaller nel 1933. L'attrattività e la diffusione di questo elemento si basa sulla efficacia del polo centrale e sulla sua accessibilità. L'elemento può essere un centro urbano o un elemento polarizzante più specializzato (centro commerciale, culturale, finanziario, amministrativo). L’accessibilità è una condizione fondamentale.”[1]

La tecnica di densificazione dello spazio costruito nella città contemporanea può essere classificabile in 2 categorie: densificazione di tessuto o densificazione attraverso la strategia delle centralità urbane.

Il primo caso contribuisce al consolidamento o al completamento del legante-connettivo tra parti urbane rappresentato dal tessuto prevalentemente residenziale componente lo spazio costruito.

Le metodologie d’intervento più consolidate e tal fine sono: riqualificazione urbana attraverso infill, sostituzione edilizia con incremento di volume, recupero di aree dismesse con incremento di volume, semplice ampliamento di volume esistente spesso riconducibile alla cosiddetta architettura parassitaria[2]. Parlando di costruito, la sperimentazione della densificazione e delle tecniche cosiddette antisprawl tocca anche la sfera dell’astrattismo. Pensiamo agli approcci proposti da Xaveer De Geyter nel suo testo After Sprawl. Le azioni da lui teorizzate - shift, overlay, insert, hide, frame, found, connect, array, add - rimandano alla dimensione della rappresentazione architettonica punto di partenza per nuove applicazioni concrete. Tutte parole la cui radice esprime una forte volontà di ridisegno dell’esistente mediante azioni per certi versi molto chirurgiche sul tessuto stesso. La sperimentazione sul costruito porta anche ad un uso di nuovi linguaggi fondati su parole chiave quali scrittura, riscrittura, sovrascritture in cui la densificazione spesso è letta come un completamento o un’aggiunta che riqualifica forme architettoniche incompiute pur preservandone il carattere tradizionale e il gene[3].

Il secondo caso contribuisce invece a strutturare l’indistinto tessuto urbano, più o meno denso, più o meno compatto, più o meno consolidato e, se periferico, spesso anonimo e incompiuto attraverso l’inserimento di spazialità eccezionali dal forte grado di rappresentatività in grado di catalizzare la socialità della città policentrica, rigenerare il tessuto urbano e sociale, ripristinare la continuità fisica tra le componenti morfologiche e tipologiche contestuali attivando un determinato sistema di relazioni variabili caso per caso. La centralità urbana si pone, quindi, come punteggiatura all’interno della grammatica della città. Nel concreto, è una nuova tipologia di struttura pubblica/privata a prevalente uso pubblico, fortemente assimilabile al condensatore sociale. Al fine della sua realizzazione è possibile ricorrere alla densificazione di cosiddetti spazi per la centralità costruiti ma non edificati, consistenti e interni al patrimonio esistente, oltre che avvalersi di tutte le metodologie proprie della prima tecnica di densificazione.
La centralità, intesa sia come congegno tipologico che come luogo identitario, si è conformato nella città attraverso due filoni entrambi fondati sulla densificazione e concentrazione urbana.
Il primo è sintetizzato nel Foro, luogo dello scambio in cui si concentra la funzione direzionale della società e del territorio. Tipologia in cui prevale la forma del vuoto definita attraverso la composizione di oggetti plastici che costruiscono il bordo.
La seconda tipologia è rappresentata dai grandi organismi architettonici unitari; veri e propri condensatori di funzioni, di attività, di usi e significati assimilabili alla stessa idea di città. Pensiamo a città nella città, le basiliche, le terme romane, gli incastellamenti, i conventi, i palazzi aristocratici e del potere, i municipi; nella città ottocentesca quei poli funzionali di servizio quali ospedali, musei, scuole, padiglioni espositivi, quartieri fieristici; i cosiddetti condensatori sociali provenienti dall’esperienza costruttivista e gli edifici di rappresentanza politica. Nel caso specifico, il congegno compositivo di questi edifici si articola e caratterizza attraverso la distribuzione del relativo spazio interno secondo una disposizione quasi pensata come fosse un interno urbano. La loro lezione viene ripresa negli edifici moderni di L. I. Kahn, sia in quelli a pianta centrale che nei suoi articolati congegni architettonici; pensiamo al convento di Media o alla Chiesa Unitariana di Rochester la cui centralità spaziale nel loro diagramma formale equivale al “punto interrogativo” ossia al centro della domanda comunitaria.[4]

Lo spazio centrico, di natura sia introversa che estroversa, derivante dal sistema aggregativo della centralità urbana è un elemento regolatore rispetto al proprio contorno, al contesto limitrofo e al fatto urbano che crea. Lo spazio pubblico assume ruolo primario all’interno della tipologia di centralità al contempo unitaria e molteplice, transcalare. Essa si insedia all’interno di “una vera e propria ossatura resistente nel tempo a sostegno, fin quando vi riesca, di cartilagini e connettivi; (…) soltanto a partire da questa ossatura (la città) può essere regolata per restare coerente al proprio ruolo nello sviluppo e nella contrazione, nella trasformazione e nella conservazione della sua compagine.”[5]

La generica centralità, quindi, assume diversi gradi d’importanza all’interno della città e della struttura urbana a seconda del ruolo che gioca relativamente alle relazioni che innesca alle varie scale e alle peculiarità dello spazio per la centralità in cui si insedia. L’esperienza svolta durante un Erasmus Intensive Programme Design Workshop a Parma nel 2013 ha permesso di applicare la tecnica di densificazione attraverso la strategia delle centralità urbane all’interno di un quartiere della medesima città di Parma, denominato Sant’Eurosia come il centro commerciale in esso insediatovi. Tale esempio applicato è dimostrativo della polifunzionalità ricercata all’interno del congegno urbano perseguito. Le scuole di architettura partecipanti (Nantes, Amburgo, Praga, Istanbul, Parma) si sono confrontate su un progetto urbano rispondente a un programma funzionale complesso all’interno di un’area vuota non residuale o interstiziale ma, bensì, un vuoto urbano pianificato, frutto di un Piano Urbanistico Attuativo in divenire. Il laboratorio ha permesso di delineare un profilo standard della centralità urbana in grado di recepire in se tutti i crismi dell’elemento rigenerante e allo stesso tempo “ri-fondativo” di parti urbane attraverso un metodo progettuale basato sui seguenti punti: matrice insediativa, individuazione dei punti di forza, composizione e disposizione, orientamento, articolazione, relazione tra le parti, visività e proporzione degli spazi, rapporti con i bordi del tessuto preesistente, figuratività.[6]


Paolo Strina, architetto, è dottorando di ricerca in Composizione architettonica presso la Scuola di Ingegneria e Architettura dell’Università degli Studi di Parma. Fa parte del gruppo di ricerca UAL, Urban and Architectural Laboratory della stessa università.



[1] P. Merlin, F.Choay, Dictionnaire de l'urbanisme et de l'aménagement, Paris, Puf , 2010

[2] S. Marini, Architettura parassitaria. Strategie di riciclaggio per la città, Macerata, 2009

[3] B. Servino, Monumental need, Siracusa, 2012

[4] M. Fumo, G. Ausiello, Louis I. Kahn. Architettura e tecnica, Napoli, 1996

[5] G. Canella, La diffusione del centro in Zodiac, n.13, Milano, 1995

[6] E. Prandi, Compact city 2. Erasmus intensive programme design workshop. Designing centrality, regenerating the suburbs, Parma, 2014


“Overlay”. Tecnica di intervento sul costruito tratta dal testo X. De Geyter Architects. After sprawl. Research for the contemporary city - ZOOM

“Overlay”. Tecnica di intervento sul costruito tratta dal testo X. De Geyter Architects. After sprawl. Research for the contemporary city