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Gaspare Oliva

L'edificio scolastico come attrezzatura integrata

Gli edifici della FDE nello stato di San Paolo in Brasile

UNA Arquitets, escola em Campinas, il prospetto con la sovrapposizione degli spazi polivalenti

UNA Arquitets, escola em Campinas, il prospetto con la sovrapposizione degli spazi polivalenti

Abstract
Il contributo ragiona sulla possibilità di associare all’uso educativo proprio dell’edificio scolastico, alcuni usi collettivi. Delle recenti realizzazioni brasiliane, assunte come casi studio, prevedono, accanto agli spazi per la didattica propriamente detti, degli ambienti fruibili dall’intera collettività. Si indagano pertanto i dispositivi architettonici che rendono possibile l’uso multiplo e differito dell’edificio ed alcune implicazioni compositive connesse al tema costruttivo della prefabbricazione.


Gli edifici per l’educazione primaria e secondaria realizzati dalla FDE (Fondazione per lo Sviluppo dell’Istruzione)1 a partire dalla fine degli anni Novanta nelle estese favelas suburbane dello Stato di San Paolo (Brasile) sono parte di un vasto programma di scolarizzazione in atto da circa venti anni nel Paese e rappresentano una interessante riflessione sul tema dell’edificio scolastico inteso come dispositivo pedagogico in se stesso e soprattutto come attrezzatura collettiva ad uso dell’intera comunità e non soltanto della comunità in miniatura degli studenti.
In merito alle modalità attraverso le quali l’edificio scolastico assolve al suo compito di terzo insegnante, si intende richiamare la definizione di luogo per la formazione fornito dagli esponenti della corrente pedagogica d’avanguardia denominata Escola Nova, la quale, a partire dagli anni Trenta del Novecento, è divenuta egemone nella cultura carioca costituendo il riferimento scientifico-culturale principale per l’elaborazione delle politiche educative nazionali del nascente Stato brasiliano. Anisio Teixeira, il pedagogista più rappresentativo di questo movimento, influenzato dal pensiero del filosofo statunitense John Dewey, considerava il processo di apprendimento come l’insieme di tre momenti: comprensione, espressione e successiva applicazione, nella vita associata, di quanto compreso e di conseguenza sosteneva che l’edificio scolastico fosse il contesto nel quale praticare ciò che si imparava: non il luogo che prepara il bambino alla vita ma il luogo in cui il bambino, inserito nella comunità dei coetanei, vive, avendo la possibilità di interagire, seppure in maniera controllata, con la comunità degli adulti.
E’ tuttavia con l’elaborazione del concetto di Escola Parque2 che il movimento Escola Nova ha aperto una crepa nell’idea tradizionale di edificio scolastico inteso come luogo separato e protetto3, avviando definitivamente quel processo di apertura della scuola verso la città, ossia dell’istituzione educativa verso la collettività.
La prospettiva dell’interazione tra scuola e collettività ha informato tutta la produzione architettonica del moderno brasiliano in materia di edifici per l’istruzione ed anche gli edifici qui presentati possono essere osservati a partire da questo punto di vista.
La politica di inclusione educativa della FDE, fondata su una idea di edificio scolastico come attrezzatura integrata, ha permesso il perseguimento di un duplice obiettivo: se da un lato le nuove scuole rappresentano l’opportunità di accesso all’istruzione per masse di bambini che vivono in condizioni di estrema povertà, dall’altro, l’utilizzo collettivo di alcune parti dell’edificio, ne fanno delle vere e proprie polarità sociali in un contesto caratterizzato dall’assenza perfino degli spazi relazionali più elementari. Gli spazi destinati allo sport, al tempo libero, alle rappresentazioni, all’inclusione informatica4 vengono concepiti come parti isolabili rispetto agli ambienti didattici propriamente detti (aule e spazi di servizio annessi) che possono essere usati dalla comunità indipendentemente dagli orari di apertura della scuola, definendo di fatto un’attrezzatura attiva 7/7 giorni.
Il tema della fruizione multipla e differita dell’edificio, ma soprattutto la necessità di utilizzare elementi costruttivi prefabbricati onde accelerare i tempi di realizzazione e contenere i costi di un programma di infrastrutturazione scolastica molto ambizioso (sono infatti 45 le nuove scuole realizzate nello Stato di San Paolo tra il 2000 e il 2008), rappresentano gli aspetti più caratteristici dell’esperienza che andiamo richiamando.
Possiamo pertanto descrivere alcune di queste realizzazioni in funzione di questi due precisi punti di vista. Da un lato vi sono infatti i ragionamenti intorno ai modi di coesistenza e di interazione delle parti private (nel senso di luoghi didattici esclusivi) della scuola con quelle collettive (nel senso di parti usabili dalla comunità) e dell’edificio scolastico nel suo complesso con l’ambiente urbano circostante, che implicano delle riflessioni di ordine tipologico. Dall’altro lato vi è invece la questione della composizione per elementi dati, implicita nel tema costruttivo della prefabbricazione, come possibilità di definizione di un carattere architettonico ricorrente.
A partire dalla precisa definizione compositiva dell’aula, da intendere come unità spaziale basilare, sono molteplici i meccanismi aggregativi e le soluzioni compositive per tenere insieme le parti dedicate alla didattica e le parti ad uso pubblico. In particolare sembrano rilevabili due famiglie molto generali di soluzioni. L’una attiene alla possibilità di contenere in un volume unitario sia gli ambienti didattici che quelli collettivi (Fig.1); mentre l’altra prevede l’associazione di corpi di fabbrica differenti chiaramente distinguibili (Fig.2).
Sia nella scuola a Jardim Ataliba Lionel del gruppo SPBR (Fig.3) che in quella dello studio MMBB a Campinas gli spazi collettivi si definiscono come grandi luoghi polifunzionali5 di altezza gigante che si collocano al piano terreno, indirettamente collegati con la città attraverso spazi esterni intermedi che definiscono vere e proprie piazze; mentre le aule, per ovvie necessità di isolamento acustico e di sicurezza, si posizionano ai livelli più alti.
Nel primo edificio, la presenza di una variazione di quota riscontrabile nella sezione longitudinale, consente di localizzare al livello intermedio l’accesso alla scuola e le aule speciali mentre uno sfondamento all’ultimo livello definisce un rapporto visivo tra lo spazio didattico e lo spazio collettivo al piano terra. Nell’edificio a pianta centrale di Campinas invece, il grande spazio polivalente pubblico definisce un luogo polarizzante attorno al quale si organizzano il sistema delle aule speciali al primo piano (disposte su un unico lato dell’edificio) e quello delle aule ordinarie al secondo piano (disposte su due lati dell’edificio) servite da un corridoio anulare (Fig.4).
L’edificio del gruppo UNA Arquitetos, situato ancora a Campinas, prevede invece il posizionamento degli spazi di fruizione pubblica sia al piano terreno che all’ultimo livello. Quest’ultimo, di altezza doppia, ospita la palestra mentre i due livelli intermedi sono dedicati alla didattica ordinaria. Un grande corridoio centrale consente il caricamento delle aule aggregate in serie su ambo i lati. L’accesso ai diversi impalcati viene garantito da due corpi scala situati agli estremi del manufatto, che rendono i singoli piani compartimentabili (Fig.5).
Negli edifici scolastici dello studio FGMF a Varzea Paulista, ma soprattutto in quelli del Grupo SP a Votorantim e dello studio SIAA a Barrio Feital, il ricorso alla composizione paratattica consente invece la chiara individuazione delle parti dedicate alle diverse attività, le quali si definiscono come volumetrie distinte.
Nel primo edificio, il blocco a tre livelli delle aule ordinarie e speciali e dei servizi alla didattica, si accosta e si disallinea rispetto al volume muto della palestra di uso collettivo. Il corpo didattico presenta un grande atrio semiaperto a doppia altezza che occupa l’intera lunghezza disponibile e si rivolge su uno spazio esterno. Al piano della didattica ordinaria si svolge ancora una volta il tema distributivo del grande corridoio centrale con aule su ambo i lati (Fig.6).
Nella scuola del Grupo Sp la separazione tra il corpo di fabbrica sospeso delle aule, caratterizzato da un largo corridoio che serve da un lato le aule ordinarie e dall’altro quelle speciali, e il corpo semiaperto della palestra consente l’inserimento di una grande rampa aperta che agisce a mo’ di cerniera tra le due volumetrie, definendo con chiarezza l’accesso principale alla scuola (Fig.7).
Sono invece le condizioni orografiche e localizzative del lotto ad imporre la rotazione reciproca tra il corpo della palestra e il blocco didattico nell’edificio dello studio SIAA. L’incrocio non ortogonale tra due strade determina la rotazione del corpo di fabbrica delle aule, il quale, a causa della prossimità del rilievo, assume la giacitura di una di esse. Nel punto di cerniera tra il volume delle aule e la palestra si collocano i sistemi di collegamento verticale che, come oggetti autonomi giustapposti, risolvono il tema compositivo dell’angolo non ortogonale (Fig. 8).
Con riferimento al tema della prefabbricazione, questione di ordine costruttivo e compositivo allo stesso tempo, è possibile asserire che il necessario ricorso ad elementi dati da comporre secondo le necessità imposte dal programma (numero di studenti, numero di aule, dotazioni di spazi attrezzati) e dal sito (localizzazione e condizioni orografiche) rende il progetto una operazione eminentemente collocativa che conduce ad architetture elementari, nelle quali è cioè possibile chiaramente distinguere il ruolo di ciascun elemento presente. Nel nostro caso, gli esiti architettonici dimostrano che il catalogo di elementi predefiniti non rappresenta una limitazione ma permette il raggiungimento di un carattere architettonico comune fondato sulla ricorrenza non solo degli elementi costitutivi ma anche delle modalità costruttivo-compositive. Esso non determina una omologazione linguistica e sembra riuscire a garantire la riconoscibilità dei vari manufatti come componenti di un programma unitario, costituendo la cifra espressiva ordinata di un sistema di attrezzature pubbliche che intende migliorare non solo il livello della vita degli abitanti ma anche la qualità urbana di aree disagiate, caratterizzate da strutture urbane deboli e da manufatti di scarsa qualità.
Di certo, l’impossibilità di investire sul valore espressivo e figurale dell’elemento strutturale attraverso la manipolazione morfologica, definisce un elemento di differenziazione delle esperienze della FDE dalla tradizione dell’architettura moderna brasiliana. Quest’ultima infatti, oscillante tra una forte attitudine alla riduzione e la ricerca di una propria individualità stilistica nazionale, assegnava alla morfologia della struttura un ruolo capitale nella definizione del carattere architettonico. Il riferimento è alle opere degli autori moderni brasiliani nelle quali la struttura assume un ruolo espressivo. Tra queste, per restare entro il perimetro dell’architettura scolastica, possiamo citare i seguenti riferimenti: la scuola secondaria Milton Campos realizzata da Oscar Niemeyer a Belo Horizonte nel 1954 nella quale è presente un sistema strutturale a cavalletti in calcestruzzo che assume un caratteristico profilo arrotondato con rastremazione verso il basso; la Escola Secundaria a Guarhulos realizzata da Joao Bautista Vilanova Artigas nella quale la struttura si configura come una iterazione di setti sagomati in funzione degli sforzi strutturali a cui sono sottoposti o ancora la scuola di infanzia a Sao Bernardo do Campo di Paulo Mendes da Rocha, nella quale i grandi pilastri a sezione variabile (formati da un tronco di piramide sulla quale viene posto un elemento rastremato verso il basso) reggono un sistema molto fitto di sottili travetti intradossati in calcestruzzo che definiscono la condizione omogenea del grande tetto.
Posto il ricorso alla prefabbricazione, ai progettisti FDE viene comunque accordata la possibilità di ragionare non solo sulle forme e sulle misure, ma soprattutto sulle consistenze delle partizioni verticali interne ed in particolare delle chiusure verticali esterne, le quali, lungi dall’essere dei semplici muri, si attestano come sistemi di controllo della luce, questione di capitale importanza in un clima tropicale, e si possono configurare come gelosie o addirittura come doppie facciate. Questa soluzione viene declinata nei progetti descritti come separazione del corpo delle aule rispetto al limite esterno dell’edificio che viene segnato dal sistema strutturale e dalla presenza di schermature solari. Il disallineamento tra il sistema strutturale e quello architettonico (le aule) determina la formazione di uno strato intermedio che, assolvendo a funzioni di controllo climatico(6), permette di comporre i prospetti attraverso la sovrapposizione di un doppio registro. Vi è infatti un piano interno, tendenzialmente molto trasparente (talvolta una vetrata continua), la cui configurazione viene stabilita dagli usi degli spazi retrostanti, e un piano più esterno in cui l’ordine strutturale interagisce con il registro tecnologico delle schermature solari, il quale può eventualmente determinare, attraverso un ulteriore slittamento, la formazione di un terzo piano (Fig.9, Fig.10).
Nell’edificio dello studio FGMF, i due fronti si caratterizzano per un diverso trattamento in funzione degli ambienti che vi si affacciano e degli orientamenti: quello delle aule ha un sistema a gelosia composto da elementi prefabbricati modulari in calcestruzzo sul quale le travi di bordo emergono come marcapiani, mentre quello dell’atrio si dota di frangisole in vetro.
Nell’edificio del Grupo SP i diversi trattamenti dei fronti si risolvono in un sistema a lamelle verticali lignee e nell’andamento orizzontale di un frangisole in calcestruzzo molto aggettante.
L’edificio di UNA Arquitetos utilizza invece una schermatura ad elementi modulari che attraverso un sistema di aperture a nastro richiama la sovrapposizione verticale dei diversi usi, mentre l’edificio di MMBB rinuncia ai frangisole affidando il controllo della luce ad un forte aggetto del tetto da un lato e ad un pannello verticale opaco e sospeso dall’altro.
L’edificio di SPBR si dota invece di frangisole lignei orizzontali in corrispondenza del grande spazio polifunzionale, mentre, in corrispondenza delle aule situate all’ultimo livello, l’interposizione dei corridoi di distribuzione tra il bordo dell’edificio e le aule stesse, determina uno spazio in ombra tale da rendere inessenziale, in termini tecnologici, il ricorso alle schermature (Fig.11).
Le esperienze descritte sembrano attestarsi come il momento recente di un percorso più esteso avviato con le innovative istanze della Escola Nova.
Si tratta di un percorso che potremmo definire di contestualizzazione dell’edificio scolastico, ossia di apertura, progressivamente sempre più ampia, e di costruzione di rapporti relazionali tra istituzione educativa e collettività, che dal punto di vista dell’architettura, come precedentemente precisato, si traduce nell’esplicitazione di una dialettica scuola-città fondata sul reciproco interscambio.
La possibilità di coniugare le più innovative teorie e tecniche pedagogiche con il riconoscimento di un ruolo urbano per l’architettura dell’edificio scolastico sembra pertanto rappresentare l’aspetto di maggiore interesse della vicenda.
Ma oltre al bilancio sulle esperienze descritte, il presente contributo intende tratteggiare una vision relativa allo sviluppo futuro dell’idea di edificio scolastico nel segno di quel percorso evolutivo cui si è fatto riferimento. Si potrebbe asserire che la possibilità di fruizione collettiva della scuola, oltre che rendere l’istituzione centrale nella quotidianità degli abitanti, potrebbe implicare, biunivocamente, il riconoscimento, da parte della istituzione educatrice stessa, di un ruolo per la collettività entro il processo di formazione dei giovani. Questa conquista potrebbe definire un avanzamento verso un’idea di formazione partecipata che, superando le attuali teorie e tecniche della pedagogia, potrebbe avviare nuovi programmi educativi e dunque nuove possibilità per l’architettura della scuola, soprattutto in termini di sperimentazione tipologica.

Note
1 Si tratta di un Ente, fondato il 23 giugno 1987, per agevolare l'attuazione delle politiche educative definite dallo Stato di San Paolo (Brasile), per gestione programmi, progetti e azioni volte a garantire il corretto funzionamento, la crescita e il miglioramento della rete della pubblica istruzione. Tra i suoi principali obiettivi vi è la realizzazione di nuovi edifici scolastici.
2 Il concetto di Escola Parque, scuola in forma di padiglioni nel verde, definito dagli esponenti del movimento Escola Nova, stabiliva la possibilità di associazione di usi propriamente didattici e di usi collettivi. Essa attribuiva non solo all’edificio ma anche alla natura un ruolo didattico, per cui i bambini, non solo nell’edificio scolastico ma anche grazie al verde, effettuavano esperienze di interazione e di conoscenza. Il parco tuttavia non aveva solo un ruolo formativo ma definiva uno spazio usabile dalla comunità, attestandosi di fatto come una attrezzatura pubblica.
3 Nella pedagogia tradizionale e soprattutto nella pratica educativa ottocentesca l’edificio scolastico veniva considerato come un luogo protetto ed isolato nel quale consentire l’apprendimento in condizioni di sicurezza e tranquillità. Era soprattutto necessario evitare il contatto tra gli studenti e l’esterno (la città), considerato come un contesto moralmente corrotto e fonte di pericolo per i giovani. A tal proposito si fa riferimento ai Campus universitari (es. Oxford) che si affermano tra il Settecento e l’Ottocento in area anglosassone: essi si attestano di solito come vere e proprie cittadelle autonome o comunque come parti urbane materialmente separate dal contesto urbano circostante.
4 Si intende la possibilità di avere accesso a servizi informatici e alla rete internet. Bisogna considerare che le favelas sono quasi sempre prive di energia elettrica e di linee telefoniche per cui anche l’accessibilità al web rappresenta una possibilità di miglioramento delle condizioni di vita delle masse popolari.
5 Il necessario contenimento dei costi determina sovente la concentrazione in un unico luogo polivalente delle funzioni di accoglienza normalmente svolte dall’atrio, delle funzioni sportive convenzionalmente svolte dalla palestra e delle attività di riunione e assemblea proprie dell’auditorium o della sala conferenze.
6 Questi spazi si attestano come sistemi passivi per il controllo climatico. Essi operano in ordine al raffrescamento estivo attraverso l’ombra e grazie alla circolazione dell’aria dovuta alla presenza di aperture verso l’esterno.


Gaspare Oliva frequenta un Dottorato di Ricerca multidisciplinare (percorso in Progettazione Architettonica e Urbana) presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Collabora dal 2009 ai corsi di Composizione Architettonica del Prof. F. Costanzo. Si è laureato con una tesi in progettazione architettonica e urbana dal titolo “L’ARCHITETTURA DEL LAVORO – Ipotesi per un campo terziario del Nuovo Millennio” (Relatore: Prof. F. Costanzo, Prof. M. Rendina) con lode e dignità di stampa. Ha lavorato come architetto in Italia e in Irlanda presso O’Mahony Pike Architects (Dublino). Ha partecipato a diversi convegni tra i quali il Forum ProArch 2013 (Torino) e 2014 (Roma) ed EURAU 2014 (Istanbul)
Il tema del volume unitario. Sezioni trasversali in cui si evince il ruolo dello spazio collettivo. Dall’alto: SPBR, escola Jardim Ataliba Lionel; UNA Arquitetos, escola em Campinas; MMBB, escola em Campinas - ZOOM

Il tema del volume unitario. Sezioni trasversali in cui si evince il ruolo dello spazio collettivo. Dall’alto: SPBR, escola Jardim Ataliba Lionel; UNA Arquitetos, escola em Campinas; MMBB, escola em Campinas