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Festival dell'architettura

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Gundula Rakowitz

Gianugo Polesello. Maestro dell'indecifrabile

Auto-ritratti veneziani

 

Gianugo Polesello, Et in Arcadia ego

Gianugo Polesello, Et in Arcadia ego

 

Ha avuto luogo presso la sala espositiva del cotonificio dell’Università Iuav di Venezia la mostra Gianugo Polesello. Maestro dell’indecifrabile. Auto-ritratti veneziani, curata da Gundula Rakowitz, inaugurata con una lezione introduttiva di Antonio Monestiroli, promossa dall’Archivio progetti, che conserva il Fondo archivistico Gianugo Polesello e dal Dottorato di ricerca in Composizione architettonica della Scuola di Dottorato.
La mostra di carattere itinerante ha attivato un progetto di allestimento degli architetti Michele Barbiero, Franca Caberletti e Aldo Lamparelli, tre architetti allievi di Polesello.
L’esposizione ha illustrato la rigorosa poetica ‘cartesiana’ delle architetture di Gianugo Polesello attraversando una parte soltanto, però significativa, del suo percorso complesso di pensiero e metodo compositivo, i “Ritratti veneziani”, centrali in quel montaggio di progetti che è il “Laboratorio Venezia”, elemento fondamentale del suo linguaggio architettonico. 
L’iniziativa ha mirato a far conoscere, nell’attualità atemporale di una idea di architettura a cui Polesello fu ossessivamente fedele, i fondamenti teorici delle architetture da lui elaborate durante l’insegnamento e l’attività di ricerca all’interno della Scuola di Venezia. 
Dal Progetto Novissime del 1964 del Gruppo Samonà, passando per il progetto nell’area di San Giobbe e Cavallino, ai progetti del Mercato di Rialto e del Ponte dell’Accademia per la Biennale del 1985, il Padiglione Italia ai Giardini della Biennale del 1988, il progetto per Venezia ovest e le enigmatiche 16 Torri per la prima zona industriale di Marghera, il Progetto per il Cimitero sull’Isola San Michele del 1998 e le sperimentazioni progettuali della Città ideale, prima nell’Isola di Rialto, poi, tra il 1995 e il 2001, nella Centuriazione di Camposampiero nell’hinterland veneziano, fino al progetto e alla realizzazione del Casello autostradale di Padova est nell’area metropolitana veneziana e al suo ultimo progetto di un’architettura immaginaria, la Libellula, tra il 2001 e il 2005.
La mostra ha offerto inoltre per la prima volta l’occasione di entrare in un territorio sinora poco conosciuto della personalità dell’architetto, la cui rigorosa scientificità e continua attenzione ai tracciati della disciplina lo rendono riluttante ad ogni cedimento soggettivistico: questo territorio è lo sguardo su un sé architettonico scandito da una molteplicità di auto-ritratti architettonici, una lettura auto-riflessiva che scopriamo accompagnare, simultaneamente, la lettura compositiva pluriscalare.
L’evento ha concesso al suo fruitore la possibilità di una lettura duplice o un 'duplice sguardo': ad ogni nicchia che ha esposto un ritratto di Venezia, si è affiancato, come distinto e nello stesso tempo consistente con il primo, un piano di lettura ‘secondo’, staccato appositamente dal muro e come sospeso nello spazio, nella serie di straordinari autoritratti in cui il momento dell'autoriflessione si è sovrapposto alla dimensione progettuale.
Infine, ma non per ultimo, la mostra ha esposto per la prima volta i personalissimi quaderni di schizzi di Gianugo Polesello rimasti sinora sconosciuti.
Il suo insegnamento va ripensato in Einfühlung con tutto quello che non ha detto, che non ha disegnato, che non ha scritto. Polesello mirava a far comprendere la difficile convivenza di regola e di invenzione: all’interno della sua lezione cartesiana, del sistema di regole, il caso, l’accidente è, è possibile nell’ordine della potenza. Sicché, ogni momento del progetto è sì una procedura di avvicinamento al risultato ultimo, ma è anche una tappa dotata di una logica autonoma, all’interno della gamma delle soluzioni possibili. La potenza è il momento dell’oscuro, dell’incerto, dell’enigmatico, in quanto autografia, piega del pensiero architettonico nella maniera del soggetto, evidente nel suo ultimo progetto, la Libellula: altitudo-incertitudo. Una volta mostrato nella sua possibilità necessaria, il sistema di regole perviene a costituire il fondamento sul quale auto-grafare, preservando al contempo alcune parti di sé, indecifrabili, inspiegabili e indicibili: ma da mettere in opera come semplici sigilli delle verità architettoniche che, assolute, esistono nella storia, nel gesto del soggetto.
La curatrice ha organizzato all’interno  delle attività seminariali del Dottorato al mattino dell’11 gennaio 2012 una visita guidata e al pomeriggio dello stesso giorno una tavolaquadrata, un dialogo a più voci che, da una riflessione sulla poetica di Polesello, ha inteso riaprire la questione del pensiero architettonico moderno e modernissimo.
Questa tavolaquadrata, con carattere di ricerca scientifica dinamica e non formale, si è articolata, sotto la coordinazione dell’autrice e con l’introduzione di Serena Maffioletti, responsabile scientifico dell’Archivio Progetti, in una serie di brevi ma significanti interventi strutturati dell’ultima generazione di allievi alla quale si è scelto di dare necessariamente parola per contribuire a quella pluralità di voci e sguardi nella quale si continua a pensare oggi il problema poleselliano dell’idea di architettura.  

Gundula Rakowitz è Dottore di Ricerca in Composizione architettonica presso lo IUAV di Venezia e tutor nell'ambito dello stesso Dottorato 
Gianugo Polesello, Et in ego iuventute

Gianugo Polesello, Et in ego iuventute