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Festival dell'architettura

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Loris Dal Pos

La base e il vassoio

Riflessioni di Asplund sulla città

 

Progetto nell’area della stazione centrale di Stoccolma, 1919, Erik Gunnar Asplund e Ture Tideblad.

Progetto nell’area della stazione centrale di Stoccolma, 1919, Erik Gunnar Asplund e Ture Tideblad.

 

Accade molto raramente che noi, architetti svedesi moderni, riusciamo ad inserire un edificio nell’ambiente.
Nonostante tutte le prediche estetiche, dobbiamo riconoscere che la consapevolezza del peso e della necessità dell’arte non sono scese in profondità.
Dobbiamo riconoscere che solo molto raramente si possono vedere degli edifici moderni degni di nota, progettati da buoni architetti, che sembrano cresciuti naturalmente nell’ambiente circostante anziché essere una piccola opera d’arte servita su un vassoio.
Erik Gunnar Asplund , “Gli attuali pericoli della città di
Stoccolma”,  in Arkitektur, 1916.

Il contributo critico di Asplund alle trasformazioni in atto nella città di Stoccolma agli inizi del Novecento, esemplifica un modo di comprendere le dinamiche urbane alquanto originale per l’epoca e così profondamente attuale.
In questo particolare frangente storico egli elabora una serie di riflessioni sull’architettura della città in grado di incidere profondamente sullo sviluppo futuro della capitale svedese.
Gli scritti pubblicati a più riprese nella rivista “Arkitektur”, spesso accompagnati da progetti urbani a grande scala, rivelano al pubblico un Asplund del tutto diverso dall’architetto noto per la raffinata eleganza delle sue opere realizzate.
Attuali pericoli della città di Stoccolma, scritto pubblicato nel 1916, è emblematico al riguardo. In un duro attacco ad una pianificazione disattenta, egli critica una pratica edilizia che annullando la specificità dei luoghi, distrugge progressivamente  il carattere della città. Si preferisce seguire lo stile del momento anziché considerare l’alto significato originario della città. Il risultato è una desolante messa in scena di involucri, calati casualmente nel tessuto edilizio; entità isolate, forgiate dalla mano dei più noti architetti dell’epoca, puri esercizi di stile, indifferenti all’identità dei luoghi.
Nel tentativo di inseguire lo stile del tempo, si sono dimenticate ragioni più profonde pertinenti alla città e ai processi fondativi che ne hanno determinato la forma. In sostanza è andata perduta l’antica arte del costruire, riscontrabile chiaramente a Gamla Stan, nucleo costitutivo di Stoccolma. Qui emerge tutta l’attenzione di Asplund, rivolta fin dagli anni giovanili, al centro storico considerato il manufatto perfetto dal quale attingere regole compositive e principi insediativi propri della grande tradizione costruttiva svedese, dove l’architettura, il paesaggio urbano e la natura si fondono in un’unica entità, essenza stessa dell’atmosfera di ideale bellezza della città. In tal senso egli opera una lettura affatto storicista, libera da facili mimetismi formali, proiettata al contrario alla scoperta delle origini stesse della città.
La visione della città e dell’architettura proposta da Asplund appare pertanto una visione progressiva che, in tempi non ancora sospetti, comprende il valore dei “fatti urbani”, complessi monumentali o peculiarità ambientali, quali elementi capaci di rigenerare la città.
Seguendo questo ragionamento, l’architettura moderna può crescere quasi spontaneamente, su un territorio già preparato, si relaziona ai grandi segni esistenti modellando a sua volta il paesaggio, delineando nuovi scenari in un gioco continuo di rimandi, citazioni e allusioni alle origini della città e dell’architettura.
In sostanza le riflessioni maturate da Asplund sull’architettura urbana, costruiscono il paradigma di un rinnovato modo di procedere nel corpo della città, e un invito agli architetti contemporanei -e non solo!- a liberarsi definitivamente dal giogo dello stile del momento per imparare a comprendere l’atmosfera dei luoghi. E nella città asplundiana come in quella contemporanea gli architetti non sarebbero più costretti a servire piccole opere d’arte, appoggiate in un vassoio.
 

Loris Dal Pos, architetto e dottore di ricerca in Composizione architettonica all'Università Iuav di Venezia. Ha svolto attività didattica e di ricerca presso le facoltà di architettura di Venezia e Trieste. 

Concorso per le opere sociali della città di Stoccolma, 1938-39. Fotomontaggio di Erik Gunnar Asplund

Concorso per le opere sociali della città di Stoccolma, 1938-39. Fotomontaggio di Erik Gunnar Asplund