Festival dell'architettura

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Progettare il costruito strategie architettoniche per la città compatta

ITALIA - Milano, Riconversione Ex-Faema (2001-03), m&a - G. Mutti, M. Magalotti, P. Patera

Planivolumetrico - ZOOM
Il progetto di ristrutturazione dell’area industriale ex-Faema (azienda produttrice di macchine da caffè), in via Ventura, a Lambrate, riguarda un nucleo di capannoni e di edifici su una superficie complessiva di 20.000 mq. Avviato nel 2000, il progetto si prefiggeva di ridare vita a uno stabilimento obsoleto, trasformandolo in una parte di quartiere e restituendolo alla città.

Lo spazio preesistente viene rispettato: i volumi della fabbrica vengono mantenuti nelle loro sagome principali, ma sezionandoli e sottraendone alcune parti si porta luce, aria e spazi verdi nei nuovi ambienti. Terrazzi, patii e cortili rendono possibile la nuova fruizione; luoghi industriali lontani dal costruire tradizionale diventano domestici.

All’idea di tutelare questo frammento delle periferie milanesi si associa quella di intervenire secondo logiche legate all’ecologia e all’ambiente. Conservare strutture e facciate, sfruttare i pozzi esistenti per alimentare gli impianti di condizionamento, scegliere materiali edilizi normalmente di tipo industriale per comprimere il processo edilizio sono scelte che hanno contenuto gli oneri di intervento, rispondendo amche alla domanda immobiliare, sempre più differenziata, della città in evoluzione.


Volendo creare un palinsesto utile per accogliere con leggerezza tante esperienze diverse senza per forza imporre uno stile architettonico che funga da forzata cornice e volendo sperimentare e intanto conservare il tessuto preesistente, sono state naturalizzate alcune componenti industriali.

Il fibrocemeneto ondulato per i nuovi volumi sui tetti; il policarbonato per il volume luminoso della portineria; le serre e i corpi scala; le lastre sottili di ferro zincato per gli spazi tecnici; i pannelli di legno multistrato derullato per il rivestimento di facciata; le doppie lastre di u-glass per chiudere i corpi sezionati; le traversine ferroviarie, anch’esse dismesse e bonificate, per i pavimenti come dissuasori.

La volontà è stata quella di importare nel tessuto complessità e compresenza di esperienze e funzioni che facessero centro e che insieme rispondessero con chiarezza alla necessità di giovani professionisti e abitanti della città di vivere e lavorare in spazi diversi, più liberi, con qualità spaziali alternativa in una condizione di network in cui riconoscersi e stare bene.

Oggi, il complesso ospita studi professionali, abitazioni, gallerie d’arte, librerie, la casa editrice Abitare Segesta, una scuola di design, attività commerciali e una location per eventi vari.

Vista generale