Festival dell'architettura

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Corrispondenze mediterranee, riflessi del Nord

L’architettura di Sigurd Lewerentz

Carlotta Torricelli

C. Torricelli, modello di studio della Cappella della Resurrezione nel Cimitero Sud di Stoccolma, Sigurd Lewerentz, 1921-25.

C. Torricelli, modello di studio della Cappella della Resurrezione nel Cimitero Sud di Stoccolma, Sigurd Lewerentz, 1921-25.

La cultura nordica, divisa tra la coscienza di un disegno superiore e la presenza di una natura inospitale, affronta, attraverso l’architettura, le possibilità aperte dalla tensione tra ideale e reale, lasciando sempre intuire la trama di relazioni che si instaura tra progetto e luogo, tra nuovo e antico, tra memoria e mito. In questo corpo a corpo tra astrazione ed empatia il progetto di architettura trova l’equilibrio tra invenzione e tradizione, tra autonomia formale e radicamento al luogo, tra fatti evocativi e istanze funzionali. Guardando ai progetti di Erik Gunnar Asplund e di Sigurd Lewerentz - pur nella profonda differenza che caratterizza la loro ricerca architettonica - si riconosce con chiarezza la persistenza di un metodo compositivo in cui la riflessione sul linguaggio e sulla rappresentatività degli elementi è tesa a costruire architetture nuove, dal carattere riconoscibile, che mostrano il proprio grado di appropriatezza rispetto alla storia e al luogo.
In composizioni capaci di coniugare un registro astratto con uno formalmente articolato, iconico ed eloquente, i frammenti del passato, estratti da un Mediterraneo ideale, costruiscono una mappa della memoria dove segni e parole, appartenute a un linguaggio codificato, sono montati in contrapposizione dialettica. Essi innescano cortocircuiti all’interno di un’atmosfera sospesa che assume a tratti la dimensione del sogno. In questo senso lo studio dell’opera di alcuni maestri del Nord restituisce al nostro tempo la capacità di disporre un universo di riferimento, fatto di allusioni, in cui trovano spazio il rigore e insieme la grazia.
Oggi nella disciplina dell’architettura, entrata a pieno titolo nel campo della comunicazione, sussiste uno scollamento tra l’immagine prodotta per lanciare un’opera e la sua versione realmente realizzata. La forza dell’evocazione, in questo caso, è affidata esclusivamente al virtuale - che assume un valore autonomo rispetto al reale - e l’efficacia della rappresentazione si misura rispetto al grado di attualità - e non di riconoscibilità - che riesce a raggiungere.

L’architettura di Lewerentz, anche nei cambiamenti di tono visibili nelle diverse opere, mostra un’ostinata ricerca dell’essenza di ogni tema, una sperimentazione che affronta il problema del carattere come nodo centrale per la definizione delle architetture e della loro disposizione in un disegno più ampio, come personaggi di una sequenza narrativa, che ordina la costruzione del paesaggio.
A partire dagli anni 10 del Novecento, Lewerentz affronta in numerose occasioni progetti di architetture funebri e declina, di volta in volta, il tema della morte, intesa sempre come passaggio. Sia nel progetto per il cimitero Sud di Stoccolma - e nel lungo processo di variazioni che porta alla realizzazione del piano generale e della Cappella della Resurrezione - sia in quelli per alcuni cimiteri di provincia, a ogni figura della composizione architettonica corrisponde un elemento nel paesaggio.
A Stoccolma, in un cimitero in cui tutte le tombe sono uguali e si stendono ai piedi degli alberi della sconfinata foresta, il luogo del rito deve parlare una lingua universale; per questo il pronao classico, che fa da ingresso alla Cappella della Resurrezione, sintetizza in una figura lo spirito antico della presenza della divinità: è un’icona. Lewerentz introduce un elemento completamente diverso - quel ganz andere in grado di produrre una ierofania - capace di conferire ordine e di dare misura. Il sistema costruttivo del tempio si traduce in affermazione di carattere simbolico, che entra in tensione con l’immagine di un arcaico tumulo primitivo, evocata dalla Collina della Meditazione.
In altre occasioni, come nel progetto del cimitero di Malmö, Lewerentz conferisce al suolo - inteso come fatto originario - un valore evocativo. Con la stessa libertà con cui compone elementi estratti dal passato secondo una logica completamente nuova, Lewerentz dispone fatti naturali, scelti a rappresentare il carattere del luogo, con fatti artificiali. Il disegno, attraverso la chiarezza del tracciato affermato e subito messo alla prova con l’introduzione di deformazioni, svela la struttura mitica del mondo che, in ciascuna situazione particolare, si condensa in segno.
Questa capacità evocativa si amplifica grazie alla tensione tra il radicamento all’identità nordica e l’allusione a un ordine universale, cui tutte le cose soggiacciono. Il tempo è sospeso: storia e memoria convergono, in una discesa alle origini che segna la linea di un nuovo inizio.

 

Carlotta Torricelli, architetto e dottore di ricerca in Composizione architettonica all'Università Iuav di Venezia.

Cappella di Santa Birgitta e sala d’attesa nel Cimitero Est di Malmö, Sigurd Lewerentz, 1922-1926.

Cappella di Santa Birgitta e sala d’attesa nel Cimitero Est di Malmö, Sigurd Lewerentz, 1922-1926.