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(Re)imparare a pensare lo spazio del quartiere

Daniele Carfagna

Roma, Tor Bella Monaca: l’area dei servizi

Roma, Tor Bella Monaca: l’area dei servizi

Quello della demolizione di un quartiere che ha fallito il suo scopo (cioè il benessere di chi ci abita, in primis) è un tema che recentemente è stato portato di nuovo in luce in ambito politico. Il sindaco di Roma Alemanno infatti sembrerebbe intenzionato a radere al suolo il quartiere di Tor Bella Monaca perché “invivibile”.
Il fine di questa breve nota dunque non può essere quello di dare un ulteriore giudizio sulle proposte dei due politici in questione o sui quartieri sopracitati. A commentare il sindaco ci hanno già pensato vari personaggi (da Fuksas a Sgarbi, ad Asor Rosa), esaurendo più o meno il casellario delle ragioni a favore e contro la sua proposta. Vorremmo porci invece l’obiettivo, in verità più vasto e ambizioso, di partire dalla cronaca recente, sintomatica di confusione culturale, per tratteggiare un ragionamento generale sulla questione della capacità degli spazi di un insediamento di offrire prestazioni.

Tralasciamo qui sia lo spazio privato dell’alloggio, perché legato anche e soprattutto alle specifiche esigenze delle specifiche persone che lo abitano, sia gli eventuali problemi costruttivi. Le infiltrazioni d’acqua infatti, che giustamente preoccupano Alemanno, non possono certo stabilire la demolizione e ricostruzione di un intero complesso residenziale.
Proveremo allora a ragionare solo sulla qualità degli spazi comuni: è in questi ambiti infatti che si può in buona approssimazione misurare il grado di abitabilità collettiva. Adoperare dei luoghi che, per forma e proporzione, non riescono ad adattarsi alla molteplicità delle nostre esigenze, significa essere costantemente sottoposti ad una tensione che finisce prima o poi per abbrutire noi e, come in un circolo vizioso, il posto in cui viviamo. Chi scrive è convinto che uno spazio può essere apprezzato e sfruttato soprattutto quando è misurabile con l’occhio (e dunque si riesce a mettere in relazione le sue parti, a comprenderlo) e quando il suo disegno e le funzioni all’interno suggeriscono e invogliano una serie ricca di usi.
La questione non è nuova, tutt’altro: in un intervento al VII° Congresso dei CIAM a Bergamo (1949), intitolato non a caso “La misura umana”, Gropius attribuiva la massima importanza al rapporto tra edifici e spazio libero [i]. Ancora venti anni dopo su Casabella veniva scritto che “E’ tempo che i pianificatori, i progettisti e gli imprenditori si rendano conto che gli spazi tra gli edifici sono fondamentali, per la vita dell’uomo urbano, quanto gli edifici stessi”. [ii] (Agosti et al. 1969)
Forse in Italia l’ultimo periodo in cui diffusamente si affrontava con attenzione il tema dello spazio aperto del quartiere risale al secondo dopoguerra, soprattutto con il piano INA-Casa. Dopodiché con le successive leggi, e con una diversa cultura che generò a volte un approccio più distaccato, utopico e demiurgico dei progettisti, si è sovente dato vita a paesaggi desolanti che come tali certo non potevano accondiscendere a soddisfare una vita naturalmente complessa dei propri abitanti. Crediamo dunque che il busillis sia proprio qui: imparare, o re-imparare, a progettare, costruire e gestire lo spazio tra gli edifici, siano essi esistenti o da pensare ex novo. In più, gli studi sulla riqualificazione e trasformazione dei quartieri e degli edifici degradati ci sono: basterebbe dare un’occhiata ai lavori, tra gli altri, di Lacaton e Vassal in Francia per rendersi conto che abbiamo dei riferimenti dai quali poter cominciare ad impostare un pensiero un po’ meno semplicistico.
Ci piace allora pensare che una volta presa dimestichezza con la “bizzarra” operazione pensare con la stessa tensione alla totalità degli ambiti di un insediamento, affermazioni come quella di demolire Tor Bella Monaca rimangano confinate nella categoria di quei sogni notturni da non raccontare a nessuno.

 

Daniele Carfagna, Dottore di ricerca in Composizione architettonica alla Sapienza Università di Roma

 

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[i] Gropius, Walter (1949), La misura umana, in CIAM, Il Cuore della Città, Milano, 1954, 53

 

[ii] urbana. forma alla Approccio (1969), Al et E. Agosti, Casabella, 339-340, 23

 

Bologna, quartiere INA-Casa di Borgo Panigale: l’area dei servizi

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