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Workshop

Attrezzature comunitarie per Parma, Reggio, Modena

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Un gazebo, un piccolo padiglione per la musica, uno yatai giapponese (una sorta di bancarella mobile e smontabile che vende cibi e bevande calde), le scene di uno spettacolo itinerante (le evoluzioni di un clown le risate dell'acrobata), ritrovarsi davanti al chiosco di via Circo a Milano.

Ci sono luoghi meno fortunati di una piazza (che è pur sempre un luogo per incontrarsi, mangiare un panino e scattare una foto di gruppo): l'erba incolta ritagliata ai margini di un quartiere, lo spiazzo di asfalto in cui sostano uno di quei moderni caravan, che traghettano viaggi collettivi verso la Romania. La loro indefinitezza può essere risarcita dal passaggio di piccoli edifici, costruzioni effimere e temporanee, che muovono l'adesione della gente (l'antico cittadino) verso un evento collettivo, ad aderire, anche solo per un momento, ad un sentimento comunitario. Come le “public facility” di John Heiduk (crossover bridge, book market, observer units, time keeper's place, weather station), lunghi elenchi di oggetti, che rispondono retroattivamente alle nevrosi della città.

Le "machine" del surrealismo moderno (e/o gotico o grottesco), i dispositivi celibi, le figure danzanti, (gli archetipi architettonici: tende, basamenti, recinti, il teatro) informano scene collegate tra loro senza una progressione di tempo e di luogo. Diventano i frammenti di un immaginario allegorico contemporaneo (e insieme senza tempo), la rappresentazione della sacralità del banale e del quotidiano, a cui solo è permesso (si intende senza velleitarismo) il confronto con la potenza immaginale e vitale del mito. Come lo sferisterio di Chichén Itzà nello Yucatan, dove il “Libro della Comunità” indicava le regole del gioco: la palla stava per (era simbolo) del Sole, perciò se la palla cadeva era come se venisse impedito al Sole di risorgere dalle Tenebre e il giocatore colpevole (lo studente di quell'antica disciplina cosmica che è l'architettura) doveva essere sacrificato.

John Hejduk, Lancaster/Hanover Masque

John Hejduk, Lancaster/Hanover Masque


Partecipanti e modalità di svolgimento

Il workshop prevede la partecipazione di tre gruppi di lavoro, applicati ciascuno ad una delle tre città e formati da 10 studenti ognuno (per un totale di 30 studenti) di una facoltà di architettura, risultanti iscritti dal secondo al quinto anno. Ogni gruppo avrà una sede di laboratorio presso gli allestimenti espositivi del Festival presenti nelle tre città e svolgerà il proprio lavoro durante i tre weekend (venerdì, sabato, domenica) compresi nel periodo di svolgimento del Festival (dal 26 novembre al 12 dicembre 2010). Alcuni incontri preliminari dei gruppi di lavoro serviranno ad individuare le aree di progetto.

Il laboratorio sarà aperto al pubblico e fornito di tavoli e strumenti di videoproiezione nonché connessione al sito internet del Festival per la comunicazione del work in progress. Al termine dei lavori una giuria composta da rappresentanti delle amministrazioni delle città coinvolte, delle università, del Festival, degli ordini professionali valuterà i lavori svolti. Tutti i progetti sviluppati verranno pubblicati sul sito internet Festival magazine con graduatoria e menzioni di merito.


Workshop allestito nelle tre sedi di Parma, Reggio Emilia, Modena:
PARMA - Palazzo della Pilotta
REGGIO EMILIA - Spazio Gerra
MODENA - Foro Boario
 
Venerdì 26, sabato 27 , domenica 28 novembre
Venerdì 3, sabato 4, domenica 5 dicembre
Venerdì 10, sabato 11, domenica 12 dicembre (premiazione)

 
PER ISCRIVERSI
org@festivalarchitettura.it
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
Telefono: +39 0521 905929
Fax: +39 0521 90591
Parma, Reggio Emilia, Modena - ZOOM

Parma, Reggio Emilia, Modena


Lamberto Amistadi, Totem per la Valle del Chiese

Lamberto Amistadi, Totem per la Valle del Chiese