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Festival dell'architettura

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Barbara Angi

Amnistia per l'esistente

Hawkins Brown, Studio Egret West, Riqualificazione complesso Park Hill a Sheffield (GB), 2011.©Urban Splash

Hawkins Brown, Studio Egret West, Riqualificazione complesso Park Hill a Sheffield (GB), 2011.©Urban Splash

 

Abstract

Le pratiche di ri-generazione del costruito consentono di intervenire a molteplici scale e di sintonizzarsi, in modo empatico, con la polifonia delle istanze ambientali, sociali, economiche. La costruzione del patrimonio edilizio ha prodotto inquinamento, uso indiscriminato del suolo, disagio abitativo, criticità nella sicurezza. È arrivato il momento del riscatto scegliendo una nuova progettualità legata a questioni di etica ambientale e civile.


Article Text

«Non ho mai conosciuto oppure ho dimenticato cos’è l’architettura. Ciò che vedo nelle città sono agglomerati in blocchi. Si, blocchi di edifici tutt’intorno, dentro e fuori, e tutto quest’insieme è chiamato architettura. Ebbene in futuro ciò che sarà il più alto principio in architettura è la compensazione delle distanze. Da ora in poi l’architettura sarà valutata sulla base di quanto velocemente e facilmente può essere spazzata via. Da oggi gli architetti sono obbligati a buttare i loro edifici in un grande riciclatore, a farne immondizia. Basta spingerli con i pollici! Così gli architetti sposteranno gli edifici [Häuser rücken] o li cambieranno [Hausrucker]. Sì, Hausrucker!» (Laurids Ortner, 1972, 21)



Il tema della ‘città intelligente’ riveste un ruolo cardine nel dibattito multidisciplinare internazionale atto alla riconfigurazione, spaziale, iconografica e funzionale, dei tessuti urbani contemporanei, ed è in grado di innescare ricerche applicate volte allo sviluppo di strategie di riqualificazione dell’ambiente costruito innovative, guidate, prevalentemente, da apparati tecnologici capaci di rendere le città più sicure, più pulite e più efficienti.

È indubbio che gli studi fino a ora svolti hanno raggiunto risultati eccellenti da un punto di vista dell’aumento prestazionale dei manufatti edilizi e dei servizi collettivi connessi. In particolare, nel contesto continentale, l’Unione Europea ha ben chiaro il potenziale d’investimento e di rendita del settore, facendosi promotrice di straordinari programmi di ricerca così da individuare, e determinare, sinergie inedite di sviluppo per i contesti metropolitani e i settori economici coinvolti.

Un tema certamente di forte attualità appare quello della riqualificazione – in un’ottica sostenibile, creativa e solidale – dei quartieri residenziali realizzati a partire dalla metà del secolo scorso secondo paradigmi costruttivi e funzionali basati su tecnologie obsolete o sull’industrializzazione (legata principalmente alla prefabbricazione pesante), oramai inglobati, e in alcuni casi metabolizzati, all’interno di ben più ampie aree urbanizzate costituite, quest’ultime, da sistemi insediativi e funzionali tra loro eterogenei.

Questi contesti abitativi si presentano oggi, nonostante il breve arco di tempo intercorso, in uno stato di degrado (ambientale, sociale ed economico) avanzato e richiedono, da un lato, efficaci interventi di riqualificazione e implementazione tecnologica e, dall’altro, un radicale ripensamento degli spazi dell’abitare individuale e collettivo secondo modelli comportamentali molto spesso in antitesi rispetto a quelli per cui erano stati generati. Luoghi dedicati alla famiglia, alla socializzazione, al commercio, costruiti per un modello sociale oramai quasi del tutto scomparso e che oggi devono rispondere a processi di crescita – materiali e immateriali – di difficile previsione, richiedendo spazi costantemente adattabili a esigenze funzionali mutevoli.

L’impossibilità conclamata di operare con strategie edilizie a impatto zero oramai indispensabili per aderire alle istanze di sostenibilità ambientale globali, trasforma di fatto i manufatti residenziali consolidati in materiali del progetto e sancisce, ancora una volta data la complessità dei temi da approfondire, l’unione inscindibile tra architettura e urbanistica così da conferire nuovi significati e suggerire nuove funzioni per trasformare l’esistente, seguendo le esigenze umane e superando, di fatto, gli schemi astratti del razionalismo funzionalista, misurandosi così con problemi reali e tuttora contingenti.

Gli interventi di riqualificazione integrata (strutturale, energetica, tipo-morfologica e urbana) di ampie porzioni di città a carattere residenziale costituiscono un concetto centrale per lo sviluppo di processi di crescita innovativi e permettono agli Stati membri di aderire alla strategia Europa 2020 con cui l’Unione Europea punta a rilanciare l’economia grazie a uno sviluppo intelligente, sostenibile e solidale trasformando radicalmente il modo di produrre, sfruttando tecnologie smart, così da ridurre entro il 2050 le emissioni di CO2 di oltre l’80%.

Appare possibile raggiungere questi obiettivi attraverso schemi di collaborazione tra saperi e discipline a volte molto lontane tra loro, capaci di aumentare il grado di ‘empatia’ tra gli operatori e gli abitanti dei quartieri, così da “ridefinire ciò che è veramente necessario e cosa non lo è, al di fuori del regime di scarsità imposta dal mercato” (Pier Vittorio Aureli, 2013, 24) focalizzando l’attenzione esclusivamente sulle risorse effettivamente disponibili.

A nostro avviso, i concetti esposti dall'economista statunitense Jeremy Rifkin (2010) nel saggio intitolato La civiltà dell'empatia appaiono utili per individuare alcuni spunti di riflessione capaci di alimentare il dibattito attuale. Secondo l’autore l’uomo moderno è naturalmente predisposto all'‘empatia’, intesa come capacità di immedesimarsi negli altri attraverso i cosiddetti ‘neuroni specchio’, così da condividerne sofferenze, gioie e fatiche. Rifkin propone inoltre una radicale rilettura del corso degli eventi umani. Se nel mondo agricolo la coscienza era governata dalla fede e in quello industriale dalla ragione, con la globalizzazione e la transizione all'era dell'informazione, si fonderà appunto sull'‘empatia’. Per l’economista il grado di progresso oggi raggiunto è stato ottenuto a caro prezzo: per crescere e prosperare, società via via più complesse e sofisticate, hanno richiesto sempre maggiori quantità di energia e risorse naturali, imponendo un pesante tributo all'ambiente sotto forma di un notevole aumento dell'entropia, materiale e immateriale, del globo terrestre.

Molti programmi di ricerca applicata finanziati dalla Commissione Europea hanno tentato, nell’ultimo decennio, di contenere la crescita disordinata e ‘indifferenziata’ dei quartieri residenziali continentali predisponendo piani per il risparmio delle risorse energetiche e l’utilizzo di fonti rinnovabili.

Primo fra tutti è da ricordare CONCERTO, Energy solutions for smart cities & communities [1], iniziativa nell'ambito del VI e VII Programma Quadro, che ha dimostrato come l'ottimizzazione energetica dei quartieri sia più conveniente rispetto alla riconquistata efficienza di un singolo edificio, a patto che tutte le parti interessate lavorino insieme integrando diverse tecnologie in modo intelligente. Inaugurato nel 2005, CONCERTO è nato per incoraggiare le comunità locali a impegnarsi nello sviluppo di iniziative concrete verso la sostenibilità e un’alta efficienza prestazionale. Le piccole città o comunità cui si è rivolto possono essere di nuova creazione o già esistenti, l’importante è che siano interessate a migliorare le proprie performance, se non a rivoluzionarle nella direzione dell’autosufficienza energetica, “pulita” e rinnovabile.

Le comunità supportate da CONCERTO si adoperano dunque per perseguire la direzione della politica Carbon Free, in grado di armonizzare l’indispensabile utilizzo delle risorse rinnovabili con tecnologie innovative e sistemi per la minimizzazione dei consumi energetici; il fine, ovvio, è il miglioramento della qualità di vita dei cittadini. O ancora il sotto-progetto SESAC Sustainable Energy Systems in Advanced Cities, che ha posto l’attenzione sulla possibilità di predisporre sistemi economici locali efficienti e, al tempo stesso, di diminuire le emissioni di CO2, rendendo evidente come questi obiettivi possano essere raggiunti grazie alla combinazione di più fattori: una buona governance del territorio, la cooperazione innovativa tra i soggetti coinvolti, la predisposizione di linee guida appropriate alla specificità dei luoghi e di facile consultazione da parte degli utenti.

Gli esempi citati dimostrano come sia possibile predisporre e/o riqualificare quartieri ed edifici residenziali ottenendo nuovi manufatti dalle alte prestazioni energetiche e tecnologiche attraverso il coinvolgimento a più livelli dei diversi attori coinvolti ma, al tempo stesso, mettono in evidenza come l’approccio alle questioni spesso prediliga l’aspetto tecnico delle costruzioni. Le soluzioni proposte appaiono così spesso il frutto di una sorta di pensiero unico, che colloca al primo posto le performance degli elementi costruttivi e delle reti infrastrutturali.

È da segnalare come, sempre in Europa, sono in corso approfondimenti a carattere strettamente disciplinare volti allo sviluppo di strategie architettoniche rigenerative dell’ambiente residenziale consolidato in grado di aumentare la qualità abitativa, e il conseguente valore di mercato, dei manufatti esistenti così da accogliere le domande di flessibilità e adattabilità che l'abitare lo spazio domestico contemporaneo pone. Grazie al contribuito di autori come Roland Castro e Sophie Denissof, Frédéric Druot, Anne Lacaton e Jean Philippe Vassal, l’agenzia inglese Urban Splash e lo studio olandese MVRDV[2] gli aspetti architettonici legati alla qualità abitativa degli edifici residenziali sono stati affrontati con grande efficacia, anche se non appaiono ancora introiettati nelle best practice sviluppate nell’ambito delle ricerche continentali.

Il concetto che accomuna le teorie e le opere degli autori citati è, senza dubbio, quello di considerare un ‘secondo tempo’ nella vita degli edifici, successivo a quello della funzione per cui erano stati costruiti, che si configura come il tempo della modificazione, dell’adattamento a nuovi usi, del riciclaggio dei materiali e dei manufatti.

Da questo punto di vista le pratiche di trasformazione e manutenzione dell'ambiente costruito rappresentano un'opportunità per rilevare le molteplici scale di intervento sull'organismo urbano e per svelarne le potenzialità sintonizzandosi, in modo empatico, con la polifonia di richieste (ambientali, sociali e economiche) proveniente dal suo interno. Occorre focalizzare l’attenzione sulle criticità spaziali dei manufatti residenziali e, attraverso l’atto progettuale volto al miglioramento dell’esistente, trasformarle in positività per l’ambiente, la società e l’economia.

In ogni modo gli edifici abitativi non sono responsabili di alcunché. Pagano i criteri (e a volte la spregiudicatezza) di scelte spesso lontane nel tempo, basate su presupposti che oggi, a maggior ragione, troviamo discutibili. Eppure sono un patrimonio la cui realizzazione ha comportato anche inquinamento, uso indiscriminato del suolo, disagio abitativo, criticità nella sicurezza individuale e collettiva. Sembra quindi arrivato il momento di riscattarlo, scegliendo non l'opzione "punitiva" (demolizione e ricostruzione, con la concreta possibilità di reiterare gli errori del passato) ma "correttiva" (rigenerazione, lavorando su quanto di buono c'è già), basando su questa ultima una nuova progettualità legata a questioni di etica ambientale, per lo sviluppo ‘sostenibile’ del territorio, e civile, per lo crescita di una società ‘solidale’. Quando questo avverrà, soprattutto in Italia, le città (oramai sicure, pulite ed efficienti come da definizione di prammatica) si potranno presumibilmente definire anche ‘intelligenti’.


Bibliografia

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Cappochin, G., Botti, M., Furlan, G., Lironi, S., a cura di, (2014).Ecoquartieri / EcoDistricts, strategie e tecniche di rigenerazione urbana in Europa / Strategies and Techniques for Urban Regeneration in Europe. Marsilio: Venezia.

Angi, B. (2014). Manipulations anti-table rase. Stratégies architecturales adaptatives, Le Philotope, 10.

Orsini, F. a cura di (2014). Sinergie rigenerative. Riattivare paesaggi di(s)messi. Siracusa: LetteraVentidue Edizioni.

Aureli, P. V. (2013). Less Is Enough: On Architecture and Asceticism. Strelka Digital Press: Mosca.

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Celeghini. G., a cura di, (2012). Polesella ritrovata. Esercizi di rigenerazione urbana. Officina: Roma.

Mosè, R. (2011). Riciclare città e paesaggi. Eco Web Town, 9.

MVRDV, ACS, AAF (2008). Le Grand Pari de Grand Paris, Pari(s) plus petit. Atelier International du Grand Paris: Paris.

Kronenburg, R. (2007). Flexible, Architecture that Responds to Change. Laurence King Pub: Londra.

Castro, R., Denissof S. (2005). [Re]modeler, Métamorphoser. Le Moniteur: Paris.

Gausa, M., Guallart, V., Müller, W., Soriano, F., Porras, F., Morales, J. (2003). The Metapolis: dictionary of advanced architecture. Actar: Barcelona.

Montuori, M. (a cura di) (1988). Studi in onore di Giuseppe Samonà. Officina Edizioni: Roma.

Gregotti, V. (1984). Modificazione. Casabella n. 498/9.

Orlandoni, B. (1979). Haus-Rucker-Co, L’avanguardia non fa più bolle di sapone. Modo, 25,58.

Ortner, L. (1972). Transcription from the single also wenn Sie mich fragen …wir danken für das Gespräch, Herr Architekt. Transparent: Vienna.


Biografia

Barbara Angi (1976) è architetto, dottore di Ricerca in Composizione Architettonica e Urbana. Dal 2008 è assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Brescia (responsabile scientifico: Marina Montuori). L’attività di ricerca è consolidata, grazie alla partecipazione a progetti nazionali e internazionali tra cui il programma Dote Ricercatori finanziato dalla Regione Lombardia, sui temi del recupero del patrimonio edilizio esistente con particolare riferimento alla riqualificazione architettonica integrata e adattiva degli edifici residenziali e dell'ambiente costruito (adeguamento tipo morfologico, strutturale ed energetico).



[1] I risultati fino ad oggi ottenuti hanno aperto la strada alla realizzazione di una nuova legislazione europea in forma di raccomandazioni di politica energetica per l’energia da attuarsi entro il 2020 e con lo scopo di raggiungere gli obiettivi preposti di cambiamento climatico entro il 2050 (Energy Roadmap).

[2] Gli autori citati hanno contribuito in maniera significativa al dibattito disciplinare non solo di carattere teorico ma soprattutto attraverso opere realizzate di notevole interesse e all’avanguardia per i concetti spaziali realizzati.


Frédéric Druot, Anne Lacaton & Jean-Philippe Vassal, Riqualificazione della Torre Bois le Prêtre, Parigi, 2011. ©Philippe Ruault - ZOOM

Frédéric Druot, Anne Lacaton & Jean-Philippe Vassal, Riqualificazione della Torre Bois le Prêtre, Parigi, 2011. ©Philippe Ruault