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Gregorio Froio

Comporre il frammento

La dispositio adrianea nella modernità architettonica

Planimetria generale di Villa Adriana; Schema planimetrico del Florida Southern College - ZOOM

Planimetria generale di Villa Adriana; Schema planimetrico del Florida Southern College

Abstract
Ha senso parlare ancora oggi di composizione in architettura? Dopo essere stato rimosso dalle scuole di architettura tale vocabolo oggi sembra ritrovare un rinnovato motivo di interesse in relazione all'originario significato vitruviano. A partire dal modello compositivo di Villa Adriana, nella rilettura iconografica del Campo Marzio di Piranesi, l'architettura moderna e contemporanea riscopre la vitalità insita nel comporre per frammenti. 

Il termine composizione sembra suscitare oggi un rinnovato interesse dopo la rimozione avvenuta negli scorsi decenni. E sembra ritrovare un nuovo fondante motivo di attualità proprio in rapporto al suo originario significato del com-porre ovvero del mettere insieme di matrice vitruviana. 
Che significato ha oggi parlare ancora di composizione? Nell'era della modernità liquida? In architettura?
Il termine composizione architettonica è stato usato per la prima volta da Jean Nicolas Louis Durand nel suo trattato Lezioni di architettura. Operando una sintesi complessa della teoria degli ordini architettonici tratta dagli autori classici (Vitruvio in particolare) e da quelli moderni (Sebastiano Serlio soprattutto) Durand ottiene un manuale moderno in cui gli elementi architettonici dapprima separati nella loro oggettualità metrico/proporzionale vengono montati insieme quali componenti di base fondamentali nella definizione degli edifici: si passa dall'individuazione di parti tipologicamente distinte quali vestiboli, scale, corti, fontane, sale, spazi centrali per poi arrivare alla descrizione di tipi architettonici in se compiuti (templi, palazzi, tesori pubblici, collegi, biblioteche, mercati, ospedali, prigioni ecc.). Composizione dunque come un processo combinatorio di elementi architettonici.
Centrale nella definizione vitruviana di dispositio e poi quella di commodulatio risulta il concetto di modulo. Scrive Giulio Carlo Argan in Progetto e destino:

In Vitruvio il modulo è mero principio metrico: non pretende di riflettere una profonda legge di natura ma mira soltanto a assicurare un'armonia di effetti visivi, allo stesso modo che la metrica della poesia mira ad assicurare al verso una cadenza grata all'orecchio. E' soltanto nel Rinascimento che il principio pratico del modulo si sviluppa in un complesso sistema proporzionale, che viene assunto come rappresentativo dello spazio o della legge razionale e geometrica su cui si fonda l'idea di natura. E poiché si ritiene che l'antichità classica abbia elaborato una perfetta filosofia naturale e che dunque le forme artistiche dell'antichità siano rappresentative delle grandi leggi della natura, le forme classiche assumono, nell'architettura del Rinascimento un valore di piena rappresentazione spaziale: la relazione proporzionale che determina la loro composizione, cioè il raccordo del singolo elemento all'insieme, è quindi anche il processo della costruzione dello spazio. (1)

Secondo Franco Purini due sono i modelli strutturali dello spazio: quello della griglia prospettica (di matrice brunelleschiano-albertiana) e quello della contrapposizione di volumi autonomi liberamente disposti (spazio greco). Nel primo caso scrive Purini in Comporre l'architettura: "gli oggetti si inseriscono in questo sistema isotropo e subordinano se stessi e i loro elementi costitutivi alla regola determinata dalla quadratura delle superfici che formano la gabbia ideale che li contiene (...). Il secondo non prevede schemi regolatori ma si basa sulla semplice contrapposizione di volumi autonomi" (2). Al primo caso appartiene la griglia ippodamea delle città ellenistiche; alla seconda i volumi puri dell'Acropoli di Atene. Fra queste due modalità risulta un'infinita gamma di variazioni e di possibilità. Sempre rimanendo in uno sfondo tardo antico l'area centrale del Foro Romano contiene in se i caratteri dell'uno e dell'altro: un continuum spaziale di edifici, templi, piazze, acquedotti. 

Per Manfredo Tafuri la svolta tipologica operata da Durand costituisce, insieme all'architettura parlante di Ledoux, il punto di svolta verso una visione contemporanea del comporre. Invenzione tipologica e architettura parlante trovano in Giovanni Battista Piranesi il momento più alto di sintesi e del conflitto. L'invenzione del Campo Marzio piranesiano consiste nel mettere insieme frammenti in macerazione tratti dal repertorio tipologico dell'antichità. Nell'Iconographia Campii Martii, in questa battaglia che l'architettura attua su se stessa "la tipologia viene affermata come istanza di ordinamento superiore, ma la configurazione dei singoli tipi tende a distruggere il concetto medesimo di tipologia" (3). Piranesi mette dunque a conflitto attraverso la tecnica dello choc razionalismo e irrazionalismo svelando le interne contraddizioni che animeranno il corso e lo sviluppo della città moderna e contemporanea.
A partire da Colin Rowe in poi l'ipotesi di una città come museo di forme dissonanti se da una parte ha messo in evidenza la dialettica fra contenuto e contenitore, fra impalcatura e evento o anche fra oggetto e sfondo dall'altra ha individuato nell'idea del collage un chiaro riferimento iconografico che fa da sfondo all'idea stessa di città. Come nei collage di Picasso o anche nei Capricci di Canaletto questo procedimento in grado di tenere insieme "il precario equilibrio tra struttura ed evento, necessità e contingenza, interiorità ed esteriorità" (4) utilizza e fa propria la poetica del frammento quale principio di composizione della città contemporanea. Se negli studi di Kevin Lynch sull'immagine delle città americane e poi  in quelli di Robert Venturi su Las Vegas il dato oggettuale ha assunto un nuovo contenuto simbolico e comunicativo, l'oggetto architettonico oggi sembra aver perduto lo statuto di unità classica per diventare parte di una narrazione in divenire, trasformandosi e declinandosi di volta in volta in protesi, scarto, resto. 

Ciò che a noi interessa sottolineare del termine dispositio e che la rende più attuale (e forse più urgente) è soprattutto il rapporto fra le cose ovvero il rapporto con il luogo sul quale gli oggetti si collocano. Nell'individuazione di modelli di aggregazione delle forme architettoniche nello spazio o anche e forse in maniera più appropriata di modelli configurazionali risultano fondamentali gli studi di Costantino Dardi che nel '76 in Semplice lineare complesso parlava di composizione contestuale come scelta di una logica configurazionale che àncora l'oggetto architettonico a un determinato luogo. Descrivendo tali modelli in relazione al dato metrico-contestuale, afferma Dardi,"noi operiamo di fatto un esperimento di simulazione, che ci consente di verificare il livello di congruenza nel sistema di corrispondenze e dipendenza tra le parti componenti dello spazio fisico". (5) 
Lo stesso Dardi individua poi alcuni esempi di strutture architettoniche complesse che fanno derivare il loro principio di esistenza da fattori topologici oltre che da scelte funzionali e progettuali. "Un acquedotto romano, la grande muraglia cinese (...) il lecorbuseriano project obus per Algeri (...) assumono nel paesaggio un preciso ruolo di elementi di distinzione, maglie di divisione, linee di cesura: e quindi anche di luoghi di incontro, spazi di relazione, linee di sutura". (6)
Alcuni esempi di architetture (appartenenti a epoche e periodi storici differenti) quali Villa adriana, il Florida Southern College di Frank Lloyd Wright, il Salk Institute di Louis Kahn, mostrano la presenza di un coerente principio di posizionamento, ovvero un criterio di configurazione topologica, la cui logica di posizione ne determina la specificità. 
Villa Adriana a Tivoli (fig.1) sintetizza e porta a compimento una dispositio incentrata su più fuochi prospettici, all'interno della quale gli elementi in gioco subiscono rotazioni, cambi di giaciture, fratture improvvise, dissonanze. Nella villa dell'imperatore Adriano la composizione planimetrica è dotata di una profonda coerenza formale: ingranaggi di forme in se compiute, cerniere, rotazioni, cambi di giacitura, asimmetrie, piani che si incastrano e collidono; un elenco di spazi concatenati, tenuti insieme da architetture cerniera (Il Teatro Marittimo).
Nel Florida Southern College (fig.2) le singole architetture si dispongono sul piano secondo due maglie metriche sovrapposte, una ortogonale e una ruotata di 60 gradi; tale rotazione viene ripresa e accentuata dai tracciati pedonali ai quali è affidato il compito di raccordo fra le architetture. 
Nel Salk Institute (fig.3) tre differenti ordini di giacitura sottendono il posizionamento nel contesto orografico californiano. Dei tre episodi dissonanti (i laboratori, le residenze, lo spazio ricettivo) quello della Meeting House forma una configurazione in cui si accumulano e si susseguono figure primarie quali il cerchio e il quadrato, tenute insieme dal tessuto connettivo dei percorsi e delle piazze interne: il ritmo interno ortogonale viene spezzato e richiuso nella divaricazione d'asse dell'invaso dell'auditorium, al quale è demandato il ruolo di chiusura della serie. 

Da questi esempi risulta in ultimo una modalità del comporre che potremmo definire paratattica: in essa le architetture disposte secondo piani diversi di giaciture trovano un ordine interno superiore dato proprio dal rapporto fra le parti e il tutto. La dimensione del paesaggio sembra configurarsi oggi come sfondo ultimo di questo comporre per frammenti: la possibilità di un'avvenuta palingenesi delle forme (che alcuni negano possa esserci) sembra risiedere in ultimo nella potente metafora della terra, luogo in cui si depositano e si stratificano i frammenti materici, luogo in cui la tipologia si trasforma in topologia, su cui si depositano quali scritture terrestri le nuove architetture. (7)


(1) Giulio Carlo Argan, Progetto e destino, Il Saggiatore, Milano 1965, p.109. Procedendo oltre nello stesso scritto Argan, riferendosi all'oggetto architettonico nella modernità,  afferma che esso "non potendo essere definito dal sito che occupa nello spazio o dal suo posto nel contesto della natura, ha nella lucida funzione il suo principium individuationis. Lo standard, infatti non è un tipo di forma, ma un tipo di oggetto: utensile, macchina, suppellettile, casa e, se si vuole, città. E, come tale, prende il posto che aveva, nel processo della progettazione classica, il modulo: tanto da potersi affermare che la grande scoperta dell'architettura moderna è la sostituzione del modulo-oggetto al modulo misura". Ivi, p.113.
(2) Da tali modelli strutturali discendono poi diversi tipi di spazialità: panottica, analitica, psichica e virtuale. Cfr., Franco Purini, Comporre l'architettura, Laterza, Roma-Bari 2000, pp.122-125.
(3) Manfredo Tafuri, Progetto e Utopia, Laterza, Roma-Bari 1973, p.18.
(4) Colin Rowe, Collage City, Il Saggiatore, Milano 1981, p.229.
(5) Costantino Dardi, Semplice lineare complesso. L'acquedotto di Spoleto, Ed. Kappa, Roma 1987, p.34.
(6) Ivi, p.27.
(7) Cfr., Franco Purini, La misura italiana dell'architettura, Laterza, Roma-Bari 2008.

Bibliografia
- James S. Ackerman, La villa. Forma e ideologia, edizioni di comunità, Torino 2000
- Giulio Carlo Argan, Progetto e destino, Il Saggiatore, Milano 1965
- Costantino Dardi, Semplice lineare complesso. L'acquedotto di Spoleto, Ed. Kappa, Roma 1987
- Jean Nicolas Louis Durand, Précis des leçons d’architecture données a l’Ecole Royale Polytechnique, vol. I. Paris, 1819 (tr. it. di -Ernesto D’Alfonso, Lezioni di architettura, Clup, Milano 1986).
- Gregorio Froio, La componente archeologica nel progetto moderno, Rubbettino, Soveria Mannelli 2013
- Charles-Eduard Jeanneret (Le Corbusier), Verso una Architettura, a cura di Pieluigi Cerri e Pierluigi Nicolin, Longanesi, Milano 1973.
- Charles Jencks, The language of most-modern architecture, Academy Editions, London 1984.
- Louis I. Kahn, a cura di Romaldo Giurgola e Jaimini Mehta, Zanichelli, Bolgna 1981.
- Emil Kaufmann, Von Ledoux bis Le Corbusier. Ursprung und Entwicklung der Autonomen Architecktur, Verlag Dr. Passer Leipzig, Wien 1933 (tr. it. di Claudio Bruni, Da Ledoux a Le Corbusier. Origine e sviluppo dell’architettura autonoma, Gabriele Mazzotta editore, Milano 1973).
- William L. MacDonald, John A. Pinto, Villa Adriana. La costruzione e il mito da Adriano a Louis I. Kahn, Electa, Milano 1997.
- Kevin Lynch, L'immagine della città, Marsilio, Venezia 1964
- Franco Purini, Comporre l'architettura, Laterza, Roma-Bari 2000
- Franco Purini, La misura italiana dell'architettura, Laterza, Roma-Bari 2008
- Colin Rowe, Collage City, Il Saggiatore
- Manfredo Tafuri, Progetto e Utopia, Laterza, Roma-Bari 1973
- Robert Venturi, Denise Scott Brown, Steven Izenour, Learning from Las Vegas: The forgotten Symbolism of Architectural form, Cambridge, MA, MIT Press 1977
- Bruno Zevi, Il linguaggio dell’architettura moderna. Guida al codice anticlassico, Einaudi Torino 1973.
- Bruno Zevi, Il manifesto di Modena. Paesaggistica e grado zero della scrittura architettonica, Canal & Stamperia Editrice, Venezia 1998.

Gregorio Froio è Dottore di ricerca in Composizione architettonica e urbana presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Dipartimento DASTEC.
Planimetria generale del Salk Institute - ZOOM

Planimetria generale del Salk Institute