Scegli la Lingua

Festival dell'architettura

Ti trovi in: Home page > Archivio Magazine > Territori del cibo e dell'energia

Barbara Melis, Graziella Roccella

Territori del cibo e dell'energia

Gestione efficiente delle risorse nella smart city: nuovi temi di progetto

Schema del processo a ciclo chiuso: food – energy – social innovation (elaborazione degli autori)

Schema del processo a ciclo chiuso: food – energy – social innovation (elaborazione degli autori)

Abstract
Nutrirsi e produrre energia per i propri fabbisogni sono aspetti intrinseci dell’abitare che, in epoca di smart city, la città deve affrontare in maniera sistemica rispetto alle risorse del proprio territorio per il benessere economico, ambientale e sociale della comunità. Il rilancio dell’importanza delle filiere corte, tanto in campo agroalimentare quanto in quello energetico puro, rimette in gioco gli equilibri interni del paesaggio costruito e ridefinisce le gerarchie nell’organizzazione della piattaforma produttiva, stimolando una riflessione su rinnovati temi di progetto in ambito urbano metropolitano.

Testo
Il ruolo del progetto urbano nel passaggio da città a smart city è quello di predisporre spazi adeguati per la gestione efficiente delle risorse dei luoghi; dove, nella prospettiva della sostenibilità ambientale, le tecnologie intelligenti saranno uno strumento per coordinare e gestire i temi complessi cui la città è chiamata a dare asilo e forma come ad esempio cibo ed energia.
Gli ultimi decenni hanno visto il progetto urbano confrontarsi con il tema della sostenibilità ambientale: dall’inizio degli anni 90 anche l’architettura si è impegnata a dare risposta all’ineludibile richiesta transdisciplinare avanzata a scala mondiale di fronteggiare il diffuso degrado ambientale, e affrontare nello specifico alcune istanze: la preservazione dei suoli, la riduzione dell’inquinamento e dei rifiuti, la gestione dei trasporti e delle energie naturali, la gestione e difesa degli elementi naturali.
Da questa stagione di studi, dai documenti ufficiali (direttive EU, leggi, Guidelines) e dai progetti pilota, sono desumibili alcuni criteri progettuali: compattezza, multifunzionalità, inserimento di elementi naturali nel progetto (acqua, verde), uso di tecnologie bioclimatiche (per l’impiego efficiente delle risorse ambientali locali) e mobilità. Se singolarmente non sono argomenti nuovi, il fine della sostenibilità ambientale, l’approccio sistemico ai fattori e la simultaneità, (Bonomi, Masiero, 2014) mettono sotto una nuova luce gli argomenti configurandoli come nuovi temi di progetto.
Oggi l’impegno verso la sostenibilità non si è certamente esaurito, anzi di recente si è addizionato al tema della smart city, in cui l’intelligenza dovrebbe essere in grado di migliorare la vita nelle città, attraverso l’applicazione delle tecnologie digitali, in primis. La questione dell’attitudine smart, ridotta e banalizzata attorno all’implementazione di tecnologie digitali nel progetto urbano e di architettura, non riesce a rendere la complessità dei temi ambientali, economici e sociali che sono invece implicati nella definizione dei nuovi orizzonti di senso dell’abitare contemporaneo. Smart associato a city non si esaurisce in una dimensione tecnologica ma tende a un salto culturale – quello verso la smart community – in cui l’innovazione tecnica accompagni un nuovo modello sociale non più rigido e verticale, ma flessibile e denotato da relazioni orizzontali1.
Così la sfida di oggi è dare una risposta in termini di progetto urbano alle istanze di sostenibilità ambientale, facendo uso anche delle tecnologie intelligenti per connettere in un unico schema di funzionamento tutte le attività pertinenti alla città.
Nelle occasioni di confronto sui temi della smart city sembrano ricorrere: da un lato progetti di nuovi centri di produzione energetica che utilizzino le risorse in maniera sistemica e dall’altro luoghi di raccolta e distribuzione della produzione agroalimentare di alta qualità e filiera corta2. Visto l’interesse generale, si propone una riflessione sull’uso del fattore cibo ed energia per entrare nel meccanismo di produzione del territorio e reindirizzare le azioni in chiave smart. In particolare, mettere a sistema gli attori del network cibo ed energia sarebbe un primo passo per costruire sinergie che fungano da presidio del territorio e ne stimolino la valorizzazione.
Si riporta qui la sintesi di una riflessione attinente a un possibile tema di progetto innovativo dedicato agli spazi di produzione e scambio di energia e cibo nelle aree protette attorno a Torino (Melis, Roccella, 2014), attività che occupano spazi produttivi e si regolano secondo flussi autonomi ma che in una smart city possono incontrarsi e contribuire alla progettazione di un nuovo paradigma generativo che riconnetta la città al territorio che la sostiene e la alimenta.
In accordo con il principio della scomparsa del modello del capitalismo molecolare puro in Italia (Bonomi, cit.) si nota che persino nei territori dell’eccellenza produttiva agroalimentare piemontesi, il modello insediativo che derivava da tale impostazione economica, basato sulla dispersione, è entrato in crisi nel momento in cui la densità creativa del territorio ha ceduto il passo alle trasformazioni messe in atto dall’improvviso sopraggiungere di flussi di capitali esterni che modificano gli assetti territoriali. E’ il caso delle grandi catene di distribuzione che, contendendosi il primato della localizzazione più accessibile, hanno di fatto consumato preziose aree periurbane, estendendo il margine della città anziché contribuire a ridisegnarlo, come sarebbe invece avvenuto nel caso del riuso di strutture industriali dismesse. Nell’area metropolitana torinese ciò è accaduto, in tempi recenti, persino in aree contigue alle aree protette, a scapito della produzione agroalimentare preesistente, compromettendo l’equilibrio precario ma prezioso tra gli ambiti del costruito e del rurale; ma la parallela nascita di nuovi impianti di produzione energetica da biomasse è il pretesto per ridiscutere la messa in rete delle risorse, dei capitali e della creatività collettiva, verso nuove forme di green economy e nuovi assetti territoriali.
Il tema dell’energia ha da sempre informato le trasformazioni urbane e del territorio a grande scala, basti pensare alle centrali idroelettriche tra Otto e Novecento, o al diradarsi del tessuto delle città con l’avvento dei sistemi per il trasporto dell’energia, o ai simboli legati all’energia che costellano il panorama urbano (Ciorra, 2013), situazioni in cui i manufatti hanno assunto un ruolo didascalico sul rapporto società/energia. A metà del secolo passato si è visto perdere l’interesse sociale al tema dell’energia, divenuto un fattore scontato nella vita della città, e con esso anche l’interesse architettonico per le infrastrutture energetiche. Salvo poi, con l’imporsi dell’attenzione alla sostenibilità ambientale come detto in apertura, invertire nuovamente la tendenza. Ciò però non ha condotto a replicare le modalità del passato perché le nuove fonti di approvvigionamento (energie rinnovabili) e i nuovi sistemi di gestione della produzione e della distribuzione (smart grid, district energy system, distretti energetici) (Cumo, 2011) hanno portato a rompere almeno tre aspetti dell’immaginario collettivo ad esse legato: le grandi dimensioni, l’invalicabilità dei confini della struttura e la collocazione indifferente alla specificità del territorio. Le infrastrutture energetiche di nuova concezione hanno ridotto la scala architettonica per adattarsi a sfruttare le risorse distribuite sul territorio, collocate in prossimità della concentrazione della fonte energetica contribuiscono a sottolineare la specificità delle regioni, e da ultimo sono spesso strutture integrate in spazi dedicati anche ad altre attività e talvolta ospitano attività ricreative o informative (Melis, Mutani, 2013).
Questi nuovi spazi per l’approvvigionamento energetico bene si conciliano con le più recenti tendenze della gestione del cibo che prediligono la dimensione locale, tendono ad accorciare la catena della distribuzione e aspirano a ridurre gli scarti. In quest’ottica l’accoppiamento energy/food oltre a condividere gli spazi, con conseguente riduzione di consumo di suolo, rende possibile la chiusura dei cicli della materia attraverso la valorizzazione energetica del materiale organico residuo. Accanto agli strumenti di governance energetica e al fiorire di politiche di food planning, recentemente investigate dalla scena urbanistica nazionale , il progetto urbano può tornare ad occuparsi del disegno del margine della smart city e deve necessariamente confrontarsi con le nuove logiche di matching tra domanda e offerta in ambito energetico ed agro-alimentare, prevedendo la localizzazione di nodi di scambio accessibili al pubblico. Il caso dei territori protetti dell’area metropolitana torinese, come quelli del Parco La Mandria, (Barzan, Grella, Roccella, 2013), evidenzia che interventi in queste aree dalla vocazione agricola consolidata, avrebbero ripercussioni importanti su un elevato numero di soggetti. Questi ultimi, se messi in rete, veicolerebbero i valori identitari del paesaggio prevenendo ulteriore consumo di suolo, oltre a soddisfare i fabbisogni locali.
In quelli che si potrebbero definire ENERGY & FOOD HUB, la produzione e lo scambio di due elementi chiave per lo svolgimento della vita sociale nella smart city, contribuirebbero a far transitare la vitalità della piattaforma produttiva di una geo-comunità - fatta non solo di aziende agricole ma anche di attività economiche - nell’operazione di ridisegno di spazi per l’urbe nei settori della produzione, trasformazione e distribuzione energetico-alimentare. Si tratta di concepire nuovi centri di produzione e scambio di cibo ed energia, in cui le aziende produttrici conferiscano i loro prodotti, i cui scarti vengano utilizzati per la produzione energetica e in cui il cittadino possa recarsi ad acquistare e contemporaneamente monitorare in tempo reale l’uso sostenibile delle risorse e fruire di progetti di educazione energetica.
L’hub ENERGIA+CIBO si configura come nuovo luogo aperto, multifunzionale, adattabile alle specificità dell’utente, connesso alla rete di flusso delle informazioni e autoregolabile, un modello progettuale che genera nuovi modi di fruire il territorio invece di consumarlo e incoraggia varietà di forma, che produce inclusione sociale ed è in grado di far dialogare la piattaforma produttiva del distretto territoriale di riferimento con la domanda della città metropolitana, coniugando smart city e smart land.

Note
1 Sull’innovazione sociale si veda Murray, Caulier-Grice, Mulgan, 2010.
2 Si citano ad esempio: Soon-In Yang, Energy FARMacy, progetto presentato alla Mostra Energy, MAXXI 2013; Rural Hub, incubatore di nuovi modelli di sviluppo economico per imprese rurali, Napoli, www.ruralhub.it; Officine Corsare, FHTC (Food Hub TO Connect), progetto vincitore del Bando MIUR Smart Cities and Communities and Social Innovation, 2012

Bibliografia
Barzan, F., Grella, S., Roccella, G. (2013). Abitare nei paesaggi d’eccellenza: Smart-food e turismo verde intorno al Parco La Mandria. Convegno Nazionale Aiapp, “Paesaggio come motore di sviluppo economico”. Sede: Roma. Data: dicembre 2013
Bonomi, A., Masiero, R. (2014). Dalla smart city alla smart land. Venezia: Marsilio
Caulier Grice, J., Murray, R., Mulgan, G. (2010). The Open Book of Social Innovation. So-cie-ting, Young Foundation 
Ciorra, P (a cura di) (2013). Architettura e reti del petrolio e del post-petrolio. Milano: Electa; Roma: MAXXI
Cumo, F. (editor) (2011). SoURCE. Sustainable urban cells. Energy and environment: sus-taina-ble citie. Roma: Quintily spa
Melis, B., Roccella, G. (2014). Smart Food and Energy. Valorizzare il paesaggio peri-urbano con cicli produttivi chiusi. Urbanistica Informazioni (257), 113-116,
Melis, B., Mutani, G., Social energy e produzione distribuita in ambiente urbano: nuova vo-ca-zione e nuovo business per gli spazi pubblici. Il caso della piccola centrale idroelettrica Miche-lotti del Comune di Torino. “Smart City Exhibition”. Sede: Bologna. Data: ottobre 2013
Quintelli, C. (a cura di) (2011). Cosa intendiamo per Food Valley?. First Parma Food Valley Symposium. Parma: Festival Architettura Edizioni

Barbara Melis, Postdoctoral Research al DAD - Politecnico Torino, dove collabora alla ricerca e alla didattica. Lavora nel campo della tecnologia per la progettazione edilizia e attuazione della sostenibilità ambientale dello spazio costruito.
Dal 2010 si dedica allo studio dell'integrazione di impianti energetici di piccole dimensioni, riflettendo sul ruolo che questi hanno nel creare risposte architettoniche reali e convincenti circa l'uso razionale dell'energia. Collabora con aziende e pubbliche amministrazioni.
Dal 2006 al 2009 membro della commissione “Architettura e città sostenibili” della Fondazione degli Architetti di Torino. Dal 2008 è membro dell’“Istituto di Architettura Montana”.

Graziella Roccella, Postdoctoral Research al DAD - Politecnico Torino è docente a contratto in composizione architettonica e urbana. Ricerca nel campo dell’Abitare nei territori d’eccellenza con riferimento alle frange di transizione urbano rurale in area metropolitana torinese, in particolare al limitare dei territori protetti. Presidente della Commissione Locale Paesaggio del Comune di Druento, ha recentemente avviato il progetto di coordinamento delle CLP dei 14 comuni afferenti Comunità delle Aree Protette del Parco La Mandria per definire linee guida di intervento sugli edifici coinvolti nella gestione sistemica delle risorse agroalimentari dell’area.
Smart Community (elaborazione degli autori) - ZOOM

Smart Community (elaborazione degli autori)