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Andrea Sciascia

I margini ruvidi della città in estensione

Tra Palermo e Partinico, ipotesi alternative

Le aree progetto. - ZOOM

Le aree progetto.

Abstract

La ricerca dell’Unità di Palermo, di cui è responsabile il Prof. Andrea Sciascia, si è interessata a quel territorio, ad ovest di Palermo, incluso fra Isola delle Femmine e Partinico. In questo ambito esercitano una speciale azione attrattiva e contrapposta Palermo e l’aeroporto Falcone e Borsellino. L’effetto di tale azione si registra su quelle aree “verdi”, agricole o residuali, che costituiscono spesso i margini fra i nuclei densi inclusi nel territorio di studio (Isola delle Femmine, Capaci, Carini, Cinisi, Terrasini e Partinico). Alla luce del testo La città in estensione di Giuseppe Samonà, su alcune di queste aree di margine, opportunamente selezionate, sono state raccolte alcune ipotesi di progetto che prefigurano una possibile alternativa alla campagna urbanizzata.

L’aerostazione di Punta Raisi, sulla costa occidentale della Sicilia a circa trenta chilometri da Palermo, ha prodotto una sua specifica forza centripeta sul territorio compreso fra le sue piste e le frange settentrionali del capoluogo. Tale estensione ha costituito per l’Unità di ricerca di Palermo un laboratorio naturale, per studiare quali effetti concreti ha prodotto l’azione centripeta dell’aeroporto, contrapposta a quella storicamente emanata dal nucleo compatto dell’originaria Panormus.
Per conoscere cosa realmente è accaduto si deve dare risalto, nella descrizione di questa porzione di territorio, alla linea di costa, al sistema orografico e ad alcuni centri abitati come: Isola delle Femmine, Capaci, Carini, Cinisi e Terrasini. La doppia polarità costituita da Palermo e dall’aeroporto agisce oggi su quelle aree agricole, per la verità sempre più sparute, e su quegli spazi, genericamente “verdi” che costituiscono una sorta di liquido amniotico residuale, compreso fra i luoghi urbani più densi sopra menzionati. Approfondire la natura di questo liquido implica indagare le parti più viscose costituite da piccoli grumi edilizi, da alcune piantumazioni arboree e dalle colture agricole. I nuclei, più “duri” o più “morbidi”, sembrano galleggiare, all’interno del liquido, in insiemi dispersi. Prendere atto della loro consistenza coincide con lo studio delle trasformazioni in atto, di quel che resta della campagna. Lo sguardo che indaga potrebbe limitarsi a riconoscere nel fluido, oggetto dello studio, le caratteristiche della città dispersa o, se si preferisce, della campagna urbanizzata senza spingersi oltre. In realtà il fenomeno è più complesso e, nel disordine dei frantumi, si distingue la perdita dell’azione attrattiva dei centri abitati, il venire meno della redditività delle colture agricole e un prevalere delle infrastrutture stradali nel disegno delle espansioni urbane. Osservare questi elementi che per forma e giacitura non hanno nessun rapporto né con la città, né con la campagna, presuppone uno sguardo orientato, una lettura che abbia il retroterra di una teoria o, almeno, una riflessione che sappia valutare con attenzione come la forma del costruito possa comporsi con la campagna, evitando lo sfarinamento del primo nella seconda. Se questi sono i presupposti, torna di attualità il testo del 1976 di Giuseppe Samonà dal titolo La città in estensione, nel quale il Direttore dello IUAV tracciava una possibile alternativa alla campagna urbanizzata, trovando nella ricerca della forma una possibile compatibilità fra città e campagna. L’attenzione di Samonà si concentrava, inizialmente, soprattutto su «i nuclei edilizi più o meno grandi ma non grandissimi; la campagna agricola, che include questi nuclei e le case isolate che vi sono sparsi; e infine, le grandi aree geografiche non abitate che formano la riserva ecologica biologicamente necessaria e in buona parte montuosa» (Samonà, 1976). Esclusa dalla riflessione “la riserva ecologica biologicamente necessaria e in buona parte montuosa”, di fatto disabitata, l’osservazione, sul territorio ad ovest di Palermo, condotta alla luce de La città in estensione, ha spinto ad includere, fra le aree da studiare, anche quelle appartenenti al territorio di Partinico, poste oltre Terrasini; per le quali le parole di Samonà calzano in maniera pertinente, e dove quello che è stato definito il liquido amniotico si distende in specchi molto più ampi se confrontati ai lacerti distinguibili nel perimetro fissato inizialmente.
Ma come individuare la campagna agricola che può contenere nuclei edilizi o case isolate? I luoghi della ricerca, dopo una serie di sopralluoghi, e conseguenti schizzi e fotografie, hanno preso forma da una ragionata sovrapposizione di cartografie dell’archivio regionale del Dipartimento Urbanistica SITR (Sistemi Informativi territoriali e cartografia) dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana. Si sono sovrapposte e messe a confronto le seguenti carte:
la Carta IGM del 1971; la Carta Tecnica Regionale (C.T.R.) in scala; il Piano Assetto Idrogeologico; la Carta Natura; la Carta dei Suoli; le Ortofoto aggiornate al 2008.
Presso gli uffici tecnici dei Comuni di Cinisi e Terrasini si sono reperiti i Piani Regolatori Generali vigenti e presso l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), le tavole geologiche delle aree di studio.
Dal confronto delle carte elencate è scaturito un nuovo e inedito disegno planimetrico delle sole aree libere, in alcuni casi coltivate, contenenti dei minuti nuclei edilizi, comprese fra Isola delle Femmine e Partinico. Ambito all’interno del quale, insieme al percorso dell’autostrada, si identificano altre due linee: quella della statale 113 e quella della linee ferrata Palermo/Trapani. Sulle aree individuate e sui fasci infrastrutturali si innalzano le emergenze geografiche che, da est ad ovest, sono: pizzo Muletta, monte Pecoraro, monte Colombrina, pizzo Castellaccio, monte Anello, montagna Longa, monte Ceresia, monte Saraceno, monte Palmeto, rocche Muletta e colle Cesarò.
Per le aree scaturite dalla sovrapposizione delle carte, sono stati elaborati dei temi di progetto che hanno tenuto conto delle previsioni urbanistiche e delle esigenze legate alla vocazione agricola dei luoghi. In ogni caso la scelta è caduta fra quelle dove è ancora «possibile dare una forma adeguata alla campagna in modo che le sue parti possano essere concepite in un insieme unitario che abbia, sul piano della forma, una radice comune nel complesso di norme che riguardano la nuova dimensione comprensoriale sia nel regolare i manufatti edilizi, che le aree agricole» (Samonà, 1976).
Tra le nove aree inizialmente selezionate si è preferito sottoporre all’attenzione di circa trenta gruppi di progettazione, provenienti da molte delle Facoltà di Architettura italiane, secondo una modalità inaugurata da Pasquale Culotta in una ricerca Prin del 2002, le tematiche inerenti cinque di queste che ricadono rispettivamente: due a Carini, una a Cinisi, in prossimità dell’aeroporto, e due a Partinico. I progetti, in alcuni casi puntuali, mettono in discussione complessivamente centinaia di ettari, la maggior parte dei quali sono come invisibili nella quotidiana esperienza dell’abitare. Impercettibili perché nascosti dietro recinti generati da abitazioni, da infrastrutture stradali, da impianti industriali che celano, tanto alla città, quanto alla campagna, potenzialità che oggi è possibile osservare solo da prospettive a volo d’uccello.
Le varie proposte per le cinque aree di progetto possono dividersi in due grandi insiemi riassunti da due termini latini: limes e limen.
Tutti i progetti raccolti, infatti, con modi di rappresentazione e intenzioni progettuali anche radicalmente differenti vivono di questa tensione fra lo stabilire un confine certo o segnalare una soglia di accesso; nel ridisegnare un margine costruito nel tentativo di ristabilire una forma urbis e nell’aprire connessioni tra città e campagna pensando a una diversa interazione fra l’una e l’altra. Tutti i progetti, per quante distinzioni si possano fare, disegnano una nuova ampia città. Forse non esattamente quella città in estensione pensata da Giuseppe Samonà ma una sua variante nella quale costruito e campi coltivati cercano un possibile equilibrio. In alcuni casi la dialettica fra le due parti è regolata da margini ruvidi, non sempre risolti secondo le indicazioni dell’architetto palermitano, ma che testimoniano la volontà di andare oltre il destino ineluttabile della città dispersa, resa esausta dall’assenza di forma.

Bibliografia
Clement G., (2004) Manifeste du Tiers paysage, Sujet-Objet, Paris.
Doglio, C., Urbani, L., (1972). La fionda sicula, Il Mulino, Bologna.
Donadieu, P., (2006). Campagne urbane, Donzelli, Roma 2006 (I ediz. 1998).
Samonà, G., (1976). La città in estensione, conferenza tenuta presso la Facoltà di Architettura di Palermo il 25 maggio 1976, Stampatori tipolitografi associati, Palermo.
Assunto, R., (1973). Il paesaggio e l’estetica, Giannini, Napoli.
Samonà, G., (1975). L'unità Architettura Urbanistica, Pasquale Lovero (a cura di), Franco Angeli Editore, Milano.
Sereni, E., (1961). Storia del paesaggio agrario italiano, Laterza, Roma-Bari.

 

Andrea Sciascia è Professore straordinario di Composizione Architettonica e Urbana presso la Facoltà di Architettura di Palermo. Dal 1995 svolge la propria attività di ricerca presso il Dipartimento di Storia e Progetto nell’Architettura. Dal 2012 è Coordinatore del Corso di Laurea in Architettura, sede di Palermo.

Area di studio. Ortofoto. - ZOOM

Area di studio. Ortofoto.