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Ondřej Císler

Imparando da Archimede

Meditazione sulla gerarchia

La Pianta di Roma del Nolli: il migliore esempio di stratificazione del contesto che implica una specifica gerarchia. Da: Giambattista Nolli, La nuova topografia di Roma, 1748, Tavola 5 - ZOOM

La Pianta di Roma del Nolli: il migliore esempio di stratificazione del contesto che implica una specifica gerarchia. Da: Giambattista Nolli, La nuova topografia di Roma, 1748, Tavola 5

Abstract:

L'articolo tende a dimostrare la tesi secondo la quale gran parte delle città europee possono essere migliorate semplicemente attraverso azioni limitate e mirate che contribuiscono a cambiare l'intera direzione dello sviluppo urbano. Una casa, un isolato o semplicemente la correzione di un tessuto difettoso sono i compiti principali per un architetto della nostra epoca. Si richiede un'attenta osservazione del contesto, una consapevolezza della gerarchia strutturale dello stato di fatto e una fedele analisi della sua stratificazione. Un esempio di tale operazione chirurgica sul tessuto della città è rappresentato dal progetto “Tre Fontane per Pilsen”.

Datemi un punto fisso e vi solleverò il mondo.

Archimede


La complessa e contagiosa realtà delle città europee può difficilmente essere indirizzata verso concetti nuovi, generali ed astratti. Nonostante le nuove teorie architettoniche basate sulla fluidità e volubilità siano suadenti e rispondano al nostro desiderio di bellezza e alla natura avventurosa del nostro pensiero, esse non si conformano al fatto che i principi di base del nostro comportamento rimangono sempre uguali.

Nonostante una significativa ed evidente evoluzione dei mezzi di trasporto e di comunicazione, possiamo ancora mangiare, dormire, lavorare, socializzare e intrattenerci in modi molto simili a quelli usati secoli fa.

Inoltre, percepiamo il nostro ambiente costruito in maniera conservativa, come immagine influente che forma la parte cruciale della nostra identità interiore. Ciò nonostante gran parte di questa percezione non sia né conscia né tantomeno articolata.

L'architettura è ancora semplicemente legata a questa situazione: non considero questo fatto una restrizione all'inevitabile progresso, ma piuttosto una grande sfida e un modo di procedere.

Abbiamo ereditato i risultati di un lungo e graduale processo di sviluppo dei nostri habitat durato secoli. Come afferma Claude Levi-Strauss nel suo libro Tristi Tropici, c'è sempre stato un forte interesse nei confronti della sostenibilità, solidità e durabilità dell’edilizia residenziale in Europa, paragonata invece, per esempio, al carattere mutabile e più temporaneo dei posteriori insediamenti americani, tipicamente costruiti su pattern ortogonali e composti da costruzioni in legno che possono essere abbandonate poco dopo o completamente sostituite da altre nuove, simili a strutture mutevoli (Levi Strauss, 1955).

La cultura europea non è incline a trovare rimedio a errori primari (forse per carenze dimensionali, spaziali o economiche) semplicemente spostandosi in altri luoghi o ricostruendo interi quartieri da zero, perché no, anche due volte ogni secolo. Il nostro continente è stato interamente mappato, disegnato, costruito e ricostruito così tante volte che, normalmente, non abbiamo nemmeno l’idea su che cosa stiamo camminando o di cosa stiamo attraversando. I negozi nascosti delle nostre città, i sistemi dei luoghi sacri (forse inaspettati, ma difficilmente eliminabili), i percorsi, le siepi, i muri, i giardini e i parchi, piazze, case, ponti ...

La sovrapposizione di livelli, il “layering”, è probabilmente una delle più importanti caratteristiche dello sviluppo della cittá europea. Il "layering", che crea un contesto complesso, come un più alto livello di organizzazione del tessuto sociale – è da me visto ancora come l’aspetto più importante.

Il linguaggio architettonico più raffinato deriva da scelte guidate dal contesto e dal luogo con cui l’architettura stessa si confronta, sia che si parli delle sofisticate costruzioni culturali di Rem Koolhaas (Koolhaas et Al. 1998) o delle viste illustrate di Analoge Architektur (Sik, et Al. 1991).

Osserviamo alcuni segni di deterioramento dei tessuti originari della città – dal declino dell'importanza dell'acropoli, l'indebolimento dei centri cittadini (Khan, 1957) e la loro trasformazione in mere attrazioni turistiche, poi alla scomparsa della griglia funzionale originale, alla diluizione delle densità della popolazione vitale e l'abbandono delle linee definite di confine della città. Tutto ciò si verifica di pari passo con lo sviluppo dello sprawl urbano, in tutte le sue varianti, che implica la distruzione dei paesaggi culturali circostanti, unica fonte di potere vitale per la società (con ciò non voglio giudicare la società e il relativo stile di vita). Uno dei motivi per cui tutto ciò accade é il fatto che abbiamo messo da parte l'osservazione del naturale senso di gerarchia della struttura della città, il suo comportamento topografico e funzionale.

La gerarchia sembra prevalere nell'organizzazione della natura e della struttura dei nostri pensieri. Perché non dovremmo ricostruire tale gerarchia nel tessuto residenziale? Sicuramente, ciò non significa che ci sia un bisogno aggiuntivo di uniformità né di sovranità di qualche concetto particolare. Al contrario, questa osservazione è una necessità inevitabile che alla fine ci libera, essendo un metodo di lavoro effettivo, come nella musica e come nella originale idea di Archimede.

Colpire direttamente ciò che è veramente importante su diversi livelli può essere molto più efficace che non sparare ovunque come fuoco di difesa; tale metodo può essere di stimolo, oltretutto, a considerazioni critiche e a una maggior concentrazione da parte degli architetti. Non abbiamo bisogno di cambiare le intere città ma in qualità di architetti, come nell'agopuntura, possiamo cambiare solo i punti cruciali e il resto si muoverà da solo nella giusta direzione.

La maggioranza delle case costruite oggi non è costruita da architetti e, normalmente, esse non hanno nessuna particolare qualità eccetto quelle “vegetative”. Il carattere e la composizione di molti contesti è ampiamente casuale. Al contrario, i luoghi urbanizzati negli habitat originari furono certamente scelti con grande cura e senso della morfologia e delle proprietà del paesaggio esistente – come una mandria di animali è intuitivamente in grado di scegliere il luogo più opportuno per riposare in un paesaggio aperto. Le zone migliori in ambito europeo sono già state urbanizzate. A volte le case sono ormai obsolete e in alcuni casi il tempo ha rivelato errori primordiali e mancanza di buon senso. Per questo penso che il metodo chiave per disfarsi dei problemi di deterioramento precedentemente menzionati stia nell'attenta sostituzione e modifica delle case esistenti costruite in modo scorretto. Tutto sta nella conferma della gerarchia, mettendo l'energia creativa e la qualità massima nei centri locali, tenendo conto della scala data – sia essa la grande scala delle metropoli o la piccola scala delle periferie.

Dobbiamo sempre riscoprire dove sia il Centro, dove siano i Sub-centri della Periferia e dove finisca la Città. Talvolta dubito che la progettazione urbana contemporanea consideri tutto ciò nel modo corretto. Ma l’obbiettivo di istituire il centro, i suoi confini e i passaggi per attraversarli era il fenomeno chiave dell'originario rituale di fondazione della città nel continente Europeo. Ciò non deve essere assolutamente cambiato. E questa è la mia maniera di comprendere la domanda alla quale siamo stati chiamati a rispondere durante il Workshop Internazionale IP Erasmus 2013 in Parma.

In accordo con Archimede, credo che un punto possa aiutare a far girare l'intero spazio a un livello dato della sua struttura. Ho provato ad applicare quest'idea più volte, tenendo conto delle condizioni date. Una casa nel centro della piazza, una sede locale di un'istituzione nella struttura architettonica, un bypass di una passerella che riaccende un intero quartiere della città, pochi isolati che ravvivano l'urbanizzazione originale, una nuova casa che ripete l'originaria impronta a terra e la memoria volumetrica della precedente.

Per dare un piccolo esempio di questa tesi proiettata all'interno del mondo reale e delle sue condizioni, mi piacerebbe presentare il mio primo maggior progetto realizzato, risalente all'anno 2010. É un progetto di Tre Fontane per Republic Square a Pilsen, il vasto spazio pubblico medievale (180x140m) che fu costituito su fondamenta interamente ortogonali con un’ enorme cattedrale nella parte nord. La scala della piazza, combinata con la guglia della cattedrale più alta del Centro Europa, è veramente monumentale, regale, e sovrasta la scala delle case circostanti. Lo spazio era troppo grande per permettere alle persone di sentirsi a proprio agio. Il trucco del progetto, situato nelle vicinanze dell’ originaria posizione degli elementi non preservati, consisteva nell'aggiungere una dimensione tale da mediare la transizione tra la scala umana e quella circostante. Per creare questa atmosfera regale, abbiamo usato grandi tubi in forma di segni astratti che interpretassero liberamente l'effigie militare di Pilsen, forgiati in bronzo dorato.

Le semisfere delle fontane sono state scolpite in granito nero Cinese - i materiali sono un riferimento a quelli usati sul Plague Pillar nel quarto angolo della piazza. La forma basica delle fontane - getto e semisfera - fa riferimento anche all'aspetto tradizionale di una fontana. La realizzazione di tale opera ha smosso l’opinione pubblica ed è servita per portare in primo piano la discussione aperta sul tema dell'Architettura nella città, la quale sarà la Capitale Europea della Cultura dell'anno 2015. Sembra anche che questa realizzazione abbia aiutato Pilsen a vincere il concorso per l’ottenimento di questo titolo prestigioso, poiché la giuria rimase impressionata dal suo aspetto totalmente nuovo.

Io non punto su grandi concetti che rivoluzionerebbero l'intera epoca. Non ve n'è la necessità. E in ogni caso tutte le città sono già state costruite da Italo Calvino (Calvino, 1972). Io credo che la combinazione di qualità simili e allo stesso tempo differenti di un insieme di progetti individuali - il Complesso degli Analoghi forse - formi la bellezza che distingue numerose raffinate Cittá. Proviamo ad espandere questa bellezza.


Riferimenti bibliografici

Calvino, I., (1972) Città invisibili, Torino, Einaudi

Levi-Strauss, C., (1966) Tristi tropici, Torino, Einaudi, 2008

Kahn, L.I., (1957) Ordine dello spazio e architettura, in Architettura è, Milano, Electa, 2002

Koolhaas, Rem et. Al., (1995) Bigness ovvero il problema della Grande Dimensione in S,M,L,XL, New York, The Monicelli Press, 1998

Šik, Miroslav et Al., (1991) Analoge Architektur: Analogická architektura, exhibition catalogue, Jaroslav Fragner Gallery, Praha 1991

Calvino,I., (1972) Neviditelná města, Praha: Odeon

Levi-Strauss, C., (1966) Smutné tropy, Praha: Odeon

Kahn, L.I., (1957) Spaces Order and Architecture in: Ticho a sveˇtlo, Praha, Arbor Vitae, 1999

Koolhaas, Rem et. Al. (1995): "Bigness or the problem of Large", in S,M,L,XL, New York: The Monacelli Press

Šik, Miroslav et Al. (1991) Analoge Architektur: Analogická architektura, exhibition catalogue Jaroslav Fragner Gallery, Praha: Obec architektů


Ondřej Cisler è architetto libero professionista e professore assistente di Progettazione Architettonica presso la Facoltà di Architettura dell'Università Tecnica Ceca di Praga.


Tre fontane a Pilsen, 2010, foto di Vasil Stanko - ZOOM

Tre fontane a Pilsen, 2010, foto di Vasil Stanko